TEMPORALE DI CALORE SUL VENETO CENTRALE
del 7 giugno 2003
a cura di Gobbi Alberto
I temporali di calore nel vero senso del termine, cioè indotti dal solo eccessivo calore pomeridiano in vicinanza del suolo, sono nelle aree pianeggianti alquanto rari, a meno che non si formino sui rilievi (alpini, pedealpini, appenninici e pedeappenninici) e mossi dalle correnti in media troposfera (a 500 hPa) vadano in seguito ad interessare aree pianeggianti, ma questo è un altro discorso; in ogni caso è necessario che l'atmosfera in quota sia, anche se debolmente, disturbata, altrimenti le eventualità sono pressochè nulle. Del resto sono frequenti periodi roventi senza che si inneschi alcun temporale anche sui rilievi per la subsidenza su tutta la colonna d'aria operata da un anticiclone dinamico molto forte.
Prendiamo in considerazione un classico esempio di temporale di calore nato nel tardo pomeriggio del 7 giugno 2003 pochissimi km a N dei Colli Euganei. Nella pianura padovana e ancor più in quella veneziana i temporali di calore sono estremamente rari per la vicinanza del mar Adriatico, tuttavia nel caso in oggetto il fenomeno è stato favorito dall'azione di un piccolo cut off tirrenico-sardo (-15°C a 500 hPa) che ha avuto un ruolo determinante sia nell'imprimere il tipo di traiettoria al Cb sia nella sua formazione.
Geopotenziale a 500 hPa e pressione al suolo by GFS model (ore 00 UTC del 7 giugno 2003)
Notate la piccola goccia fredda sulle Baleari in spostamento verso il Tirreno centraleIl cut off tirrenico (goccia fredda in quota) ha favorito l'insorgenza dei Cb (per la presenza di aria più fresca in quota) e orientato il flusso a 500 hPa da E-SE sul Nord Italia, quindi le celle temporalesche hanno seguito tale direttrice.
Satellite polare ore 17,55 italiane: si notino i due temporali di calore sui Colli Euganei
Dall'immagine da satellite sopra esposta si nota come la cella più a N fra le due abbia perso gran parte della sua energia: lo si capisce dalla forma più frastagliata dei suoi bordi (meno rotondeggiante); le due linee blu racchiudono un'area interessata da cirri falsi (Cirrus Spissatus Cumulonimbogenitus) derivanti dal dissolvimento delle incudini dei temporali sviluppatisi poche ora prima sui monti Lessini: non si può escludere che l'outflow di questi temporali abbia favorito la nascita del Cb oggetto delle successive foto (le quali fra l'altro mostrano i suddetti cirri falsi).
In tal caso avremo avuto azione di spinta dal basso (grazie all'outflow) e azione di risucchio dall'alto (grazie all'aria fredda trasportata sopra la Padana dal cut off tirrenico). Le foto mostrano il temporale di calore in atto sul padovano: in riferimento all'immagine da satellite, si tratta fra i due del temporale più a sud.
Cb calvus in rigenerazione davanti ad un Cb incus (ore 18,50)
Scia di aereo ("trail") e sommità del Cb calvus in passaggio a Cb incus con iridescenza
Pileus in controluce con trail dietro il temporale
Già da una sommaria analisi visiva del cumulonembo e del suo grado di rigenerazione si può intuire la limitata intensità della fenomenologia ad esso associata: le conferme in tal senso arrivano da due scansioni del radar di San Pietro Capofiume che non mostrano valori di riflettività tipici di precipitazioni grandinigene.
Scansioni radar ore 18,42 italiane (in alto) e 19,12 italiane (in basso)