ALLUVIONE LAMPO SULL'HINTERLAND DI CAGLIARI

del 22 OTTOBRE 2008

a cura di Matteo Tidili

Analisi sinottica

Una goccia fredda latente sul Mediterraneo occidentale, rilasciata in loco dalla strozzatura di una saccatura che qualche giorno prima si era protesa verso le basse latitudini alimentata da aria fredda, per merito di un ponte alto pressorio esteso dalle Azzorre sino all'Europa orientale, si muove lentamente verso est. Al suolo non siamo in presenza di una struttura ciclonica molto approfondita.

Nella carta a seguire si nota l'importante ingresso dello scirocco sulla Sardegna meridionale congiunto ad un elevato tasso d'umidità che si evince dalle alte temperature potenziali equivalenti a ridosso dell'isola. Da notare la zona di convergenza al suolo a sud ovest della Sardegna, zona dalla quale ha preso poi vita l'importante nucleo temporalesco.

Le successive tre carte mostrano la temperatura potenziale equivalente a 850 hPa, l'avvezione d'umidità specifica a 700 hPa e l'avvezione di vorticità ciclonica a 500 hPa sulla Sardegna meridionale.

L'analisi del radiosondaggio di Cagliari delle ore 00Z del 22 ottobre risulta molto didattico, una configurazione da manuale per lo sviluppo dei nubifragi. La massa d'aria in arrivo nel capoluogo sardo dal nord Africa, dopo aver sorvolato il canale di Sardegna ha acquisito, negli strati della troposfera più prossimi al suolo, una temperatura più fresca. E' ben visibile infatti nel diagramma skew-t un'inversione termica fino ai 700- 800 m d'altezza, zona maggiormente interessata dagli scambi di calore con il mare durante l'attraversata.

Da notare che in questo strato d'aria prossimo al suolo per i motivi suddetti si accumula una notevole quantità di umidità, mentre nelle superiori superfici isobariche l'aria mantiene il contenuto d'umidità originario, in questo caso aria molto secca. Questa massa d'aria è stata costretta nel suo moto da sud est verso la Sardegna a sollevarsi sui monti del basso Sulcis, e a rompere lo strato d'inversione termica liberando l'instabilità condizionale. Una situazione questa potenzialmente molto pericolosa.

Un altro fattore che ha giocato un ruolo fondamentale prima nello sviluppo del MCS poi in quello della piccola tromba marina che ha interessato la zona del porto di Cagliari è il wind shear verticale positivo. Si passa dallo scirocco al suolo fino a un libeccio con forte componente occidentale a 500 hPa. Tale fattore è fondamentale nel permettere l'ascesa dell'updraft, la corrente caldo-umida in salita già all'interno della cella. Si è in presenza di un altro wind shear non meno importante: quello che riguarda il cambiamento di velocità del vento con l'aumento della quota, in questo caso un'intensificazione a quote maggiori. Tale fattore incentiva i moti ascensionali a causa della fuoriuscita orizzontale d'aria dalle quote alte troposferiche, fuoriuscita che può essere compensata solo con un richiamo d'aria dal basso.

L'analisi degli indici mostra favorevoli valori di “Precipitable Water”, indice di un elevato contenuto di vapor acqueo nella colonna d'aria, di “CAPE”, Convective Avaible Potential Energy, indice dell'energia, in joule/kg, a disposizione della cella convettiva, e infine del “Lifted Index”, incredibilmente elevato per Cagliari, a rimarcare l'elevato rischio di forti temporali e nubifragi.

Nell'immagine sottostante si ha la localizzazione esatta dei due principali inflow e updrafts con direzione di spostamento della cella temporalesca.

Essa è nata dall'unione di più celle che si sono originate nel basso Sulcis nelle prime ore del 22 ottobre. Tale fusione ha poi generato un MCS, Mesoscale Convective System, un sistema temporalesco a mesoscala dal quale non è raro possa prendere forma una tromba d'aria. Da notare come a metà mattinata tale MCS non sia riuscito a congiungersi con un altro presente nella costa occidentale della Sardegna. In tal caso avrebbe preso vita un MCC, Mesoscale Convective Complex. La seguente immagine da satellite mostra all'azione le due celle di cui si parla. Ben visibili le incudini che vengono “stirate” dal vento in quota, molto intenso, verso est-nord est, direzione nel quale poi si è spostato il temporale perdendo intensità nell'attraversare la terraferma più fredda.

Le intense e frequentissime fulminazioni, specie nube-terra, sono ben testimoniate dalla prossima immagine, dove è rilevante il fondo scala presente sul capoluogo sardo.

Infine, con l'ultima immagine si riportano i valori di temperatura al top del sistema temporalesco, valori che rientrano perfettamente nel range dal quale si può definire una cella MCS.

 

La cronaca dell'evento

Sono le 5 del mattino di mercoledì 22 ottobre 2008, un'incredibile sequenza di fulminazioni, per quantità al minuto, illumina al giorno il capoluogo sardo. Già dai primi minuti capisco che qualcosa di grosso si sta preparando: non rammento, infatti, una tempesta elettrica così intensa, caratterizzata prevalentemente da scariche nube-terra, forse anche più del drammatico novembre del 1999. Inevitabile la mente mi riporta a quei giorni.

In effetti, avendo il PC spento in quelle ore, per via dei notevoli sbalzi elettrici, sapevo che l'ammasso temporalesco era ormai prossimo alle coste sarde, ma non immaginavo assolutamente che nel giro di qualche ora si sarebbe riversata una quantità d'acqua ben oltre le aspettative dei più autorevoli LAM. Dovevo quindi affidarmi esclusivamente all'analisi del cielo, che sarebbe stata più tardi confermata dal recupero delle immagini radar del mattino in esame.

Dalla mia postazione, un balcone esposto a sud-sud ovest, percepivo perfettamente che il nucleo temporalesco era in quel momento nel capoterrese, zona dell'inflow principale già dalle ore 4 circa come mostrano le tre immagini radar sottostanti, rispettivamente delle 4,30, delle 5 e delle 5,30.

fonte www.sar.sardegna.it

Come si evince dalle immagini, fino a quel momento la mia zona, Monserrato, era tagliata fuori dalle precipitazioni, che già imperversavano fortissime sopravento allo scirocco nei monti di Capoterra. Io mi trovavo, essendo in periferia a nord-est di Cagliari, sotto l'incudine del sistema temporalesco in formazione. La level guide aveva direzione sud-ovest nord-est, con la zona delle precipitazioni che a breve mi avrebbe interessato.

Infatti intorno alle 5,40 le prime gocce, per giunta molto grosse, mi raggiungono, sempre accompagnate da fortissimi tuoni che risvegliano prepotentemente la città e da spettacolari fulminazioni, alcune pure globulari.

Inizia a piovere moderatamente e in modo continuo per più di un'ora, come mostrano le immagini radar a seguire. La prima si riferisce alle 6, l'ultima alle 7. Notevole il persistere del fondo scala nel capoterrese. Durante le fulminazioni, erano ben visibili copiose “rain curtains” in quella direzione. Sapevo che qualcosa di grosso, sfortunatamente, si stava già consumando anche perché il temporale non accennava a placarsi, ed il grosso doveva ancora arrivare… o meglio formarsi sulla colonna d'aria del capoluogo.

Arrivano finalmente le prime luci dell'alba, che attendevo per fare il punto sulla situazione, sulla posizione del nucleo temporalesco e sulla possibile sua evoluzione. Ciò che vedo è incredibile: la torre temporalesca con l'updraft principale stabile a sud-ovest, con l'incudine che ormai copre tutto il cielo puntando a nord est. Solo una schiarita verso sud-est mi permette di prevedere un'intensificazione del sistema. Un treno velocissimo di nembostrati corre incontro al temporale che sta richiamando una quantità notevolissima d'umidità dal canale di Sardegna. Decido di cambiarmi velocemente e dirigermi verso Capoterra credendo che nel giro di mezz'ora il nucleo si sarebbe intensificato ulteriormente.

Esco di casa alle 8 (immagine radar sottostante).

E' troppo tardi ormai. Non riesco ad uscire dalla città nemmeno per mezzo della superstrada 554 che si unisce poi alla 195, a causa di un nubifragio dalle proporzioni inaudite, che personalmente non ricordavo di aver mai visto. La visibilità è pessima, mi trovo in un muro d'acqua. La circolazione inizia a farsi complicata, decido così di tornare frettolosamente in città. L'immagine radar è delle 8,30, ora in cui sono entrato a Cagliari dalla via Roma.

Rimango sbalordito appena rivolgo lo sguardo verso il mare, perché dalla pioggia nebulizzata scorgo una tromba marina in movimento verso la costa. Non rimango però a guardare e nemmeno a far foto, anche perché fino a quel momento ero sprovvisto di digitale. Mi sarei però rifatto più tardi.

E' da questo momento che Cagliari viene travolta dall'inferno d'acqua per circa due lunghissime ore ininterrotte. I disagi alla circolazione non si fanno attendere dovuti ad allagamenti e frane dai colli della città. Decido di affrettarmi a tornare a casa, conoscendo le potenzialità della frazione di Pirri. Ma anche stavolta era troppo tardi. Pirri era stata spazzata da un fiume d'acqua, che ad ogni nubifragio puntualissimo si ripresenta, che stavolta aveva raggiunto localmente il metro e mezzo d'altezza. Monserrato, altimetricamente leggermente più bassa, riceveva tutte le acque di Cagliari e Sestu, vicina cittadina a nord, oltre che ai suoi oltre 120 mm piovani. Le ultime immagini radar vanno dalle ore 9 alle 10.

Dopo circa tre settimane dall'evento alluvionale che ha colpito duramente l'hinterland del capoluogo sardo, iniziano a farsi più convinte le ipotesi che, nel primo stadio della sua evoluzione, il temporale fosse di tipo “Supercella” per poi divenire progressivamente, per rimescolamento del sistema di circolazione interno una volta presa la via della terraferma, un “MCS”.

Si hanno inoltre ora i primi dati certi riguardo ai quantitativi di precipitazione registrati dalle stazioni delle zone interessate, che confermano la superiorità dell'evento rispetto al disastroso 12/13 novembre 1999. La stazione di Capoterra ha registrato un cumulato totale di 372 mm , di cui ben 351 tra le 6,30 e le 9,30. Ciò che ha colpito maggiormente sono i rate orari di precipitazione che hanno diffusamente superato i 100 mm/h. La stazione di Capoterra, in località Poggio dei Pini, registra tra le 7 e le 8 148,2 mm , valore record in Sardegna per un intervallo di tempo di un'ora.

Vediamo ora di analizzare i fattori che portano a credere potesse trattarsi di una supercella.

L'immagine al satellite si riferisce al momento di massima intensità del temporale. Perdura da parecchi minuti una overshooting top, settore dove è concentrato l'updraft in questo caso presumibilmente rotante, come vedremo dopo dalle immagini radar che mostrano le precipitazioni a “fondo scala” che tentano di avvolgere l'updraft. Si parla in questo caso, più che di overshooting top, di “anvil dome”, formazione questa tipica delle supercelle attive. Qualche istante più tardi verrà registrata una tromba marina che ha toccato terra nel settore occidentale del porto di Cagliari. Si stima, considerati i danni provocati tra i quali un pullman rovesciato, potesse trattarsi di un F1, rimasto attivo per circa 5 minuti. Si può ipotizzare ora perché i due temporali originatesi in Sardegna non abbiano preso la via dell'unione: si tratta della sottrazione da parte del mesociclone su Cagliari di alimentazione caldo-umida dalle zone circostanti creando un vero e proprio effetto barriera alla fusione temporalesca. Tale potente risucchio d'aria umida è stato osservato alle prime luci dell'alba, come riporto anche nella cronaca, e tradito dalle possenti “inflow band” che puntavano velocemente verso il centro del temporale.

E' inoltre presente, sul settore sud-occidentale del sistema convettivo, la “flanking line” (vedi immagine sat) con la sua tipica morfologia a virgola. Dal radiosondaggio sotto è intuibile la quota raggiunta dall'overshooting top, attorno ai 230 hPa, ossia 11800-12000 m . Da notare il “Bulk Richardson Number”, favorevole allo sviluppo supercellulare, che quantifica il rapporto tra la spinta ascensionale convettiva e lo shear verticale tra 0 e 6 km , ben visibile graficamente affianco al diagramma. Molto importante il valore del LCL, Lifting Condensation Level, indicatore dell'altezza dal suolo alla quale comincia la condensazione e nella quale è rintracciabile la base dei cumuli. E' quindi un indice indiretto della quantità d'umidità presente nella bassa troposfera. In questo caso, con aria vicina alla saturazione al suolo, la condensazione forzata comincia a 378 m d'altezza. E' un valore questo che aiuta il potenziale tornado a raggiungere il “touchdown”. L'Equilibrium Level, altezza alla quale si esaurisce la spinta convettiva, è situato attorno agli 11 km , quindi l'overshooting top si sarà elevata al di sopra di tale quota per qualche centinaio di metri, ad indicare una spinta ascensionale veramente forte.

Nella scansione radar sottostante sembra intravedersi un embrione di “hook echo” (peccato fossero disponibili immagini solo ogni 30 minuti, quindi studiarne l'evoluzione è un operazione piuttosto limitata e interpretativa) in corrispondenza quasi cronologica all'anvil dome. L'incudine sottovento è tradita dalla bassa riflettività che punta verso nord-est.

Monserrato e Sestu si trovano nel core del temporale, che tuttavia inizia lentamente il suo spostamento verso nord-est, perdendo il rifornimento caldo-umido man mano che si estende nell'entroterra.

Arrivo all'ingresso di Monserrato solo alle 12, ma risulta impossibile accedere da qualsiasi lato alla città. E' completamente sommersa da un uniforme strato d'acqua che va dai 50 ai 200 cm in alcune zone più avvallate. Avendo l'adrenalina a 1000 non posso però perdere più tempo, devo assolutamente arrivare a casa a recuperare la digitale. E cosi faccio approfittando di un lieve abbassamento delle acque.

Sopraggiunge in questi momenti la notizia della prima vittima dell'alluvione, bilancio che si sarebbe aggravato più tardi. Impossessatomi della digitale mi dirigo, in mezzo all'acqua, nel centro di Monserrato. Un centinaio di metri lontano da casa non riesco a capacitarmi di ciò che vedo.

Poco lontano da casa mia, nell'adiacente via San Gavino, vengo impressionato dalla vista di una decina di macchine ammassate l'una sull'altra, presumibilmente trascinate dall'inizio della via fino al passaggio a livello, dove l'acqua non ha trovato più sbocco per defluire. Non rammento di aver mai visto, per lo meno a Monserrato, una situazione del genere, proprio perché l'acqua è sempre defluita in modo veloce e indolore. Questa volta, oltre alle opere di pulizia delle fogne e dei canali che circondano la cittadina, è stata determinante sia l'intensità della pioggia nella cittadina stessa, che nell'adiacente abitato posto poco più a nord e ad una quota altimetrica maggiore. Da lì l'acqua ha acquistato una notevole energia cinetica.

Mi sposto leggermente per avere una visione maggiore della via San Gavino. Notare il livello che ha raggiunto l'acqua, lasciato indelebile sui muri delle case. L'acqua ormai ristagna, stabile sul metro d'altezza, in attesa che le macchine adagiate dall'acqua a ridosso dei binari, vengano rimosse per permettere a l'acqua di fluire attraverso il sottopassaggio lì presente.

Tale sottopassaggio, costruito per tali motivi, è parzialmente visibile nella foto sopra, e perfettamente visibile in quella sotto.

Le successive foto mostrano il torrente d'acqua che dalla zona prima in esame inonda tutto questo settore centrale del paese (quello periferico affianco al canale di Terramaini è da ore completamente isolato e sommerso da un metro diffuso d'acqua stagnante) percorrendo la strada principale, via del Redentore.

Di pomeriggio, intorno alle 3, prima di dirigermi a monitorare le dighe nella zona di Poggio dei Pini faccio l'ultima foto nella via San Gavino. E' presente ancora uno strato di 50 cm d'acqua, ma iniziano le operazioni di soccorso alle famiglie alluvionate, di ripristino di una cabina dell'Enel e di pulizia della strada. Ancora oggi tale via è transennata.

Le successive foto commentano da sole l'immane furia che ha avuto l'acqua in discesa dalle astanti montagne. L'ingresso del paese è stato letteralmente spazzato via. Mancano ai miei ricordi recenti il viale alberato, la piazza e le strade. Tutto è governato dal caos e dalla confusione che regna negli sguardi degli abitanti che ancora non riescono a capacitarsi di ciò che hanno vissuto.

 

Altre foto dei danni a Monserrato...

 

Un'ampia raccolta di foto sulle zone maggiormente colpite dall'alluvione, Frutti D'Oro 2 e Rio San Gerolamo, è reperibile nel sito www.sardegna-clima.it

 

 

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