LA PIGRIZIA DEI CLUSTERS VENETI

del 25 giugno 2003

a cura di Gobbi Alberto

Il Veneto da qualche giorno è interessato da fenomeni temporaleschi anche molto intensi che però non "sfondano" in pianura: vediamo il perchè.

Infiltrazioni d'aria fresca atlantica in quota, unite ad elevate temperature e forti tassi di umidità nei bassi strati, sono le principali responsabili dell'innesco pressochè giornaliero di temporali a multicella che hanno interessato la regione a partire dal comparto alpino e prealpino.

Le prime celle madri, nate grazie all'effetto "trampolino" per cui l'aria calda sale lungo i versanti dei rilievi, mediante le correnti discendenti impattanti al suolo sollevano l'aria caldo umida presenti nelle immediate adiacenze portando quindi alla formazione di un grappolo di celle conosciuto col termine tecnico di "cluster".

Questa azione di sollevamento, assimilabile ad un mini fronte freddo al suolo, prende il nome di rigenerazione: è un fenomeno convettivo che si esplica al meglio vicino ai monti, cioè nell'area dell'alta pianura (pedemontana) ove le correnti discendenti sono ancora abbastanza intense da attivare tale fenomeno.

Un altro fattore che spiega lo scarso movimento traslatorio delle celle verso il basso Veneto va ricercato nella mancanza pressochè totale dell'azione di "risucchio" (Principio di Archimede) in questa area, per l'appunto tipicamente operata da aria fredda in quota: in tal caso la sola azione di spinta delle celle madri spesso non è sufficiente ad innescare nuovi fenomeni di termoconvezione.

Infine, un terzo fattore, prettamente sinottico, va ricercato nella curvatura delle correnti a 500 hPa, che è il piano isobarico per eccellenza al quale si fa riferimento per prevedere la direttrice di spostamento delle celle temporalesche: nella fattispecie il NE è interessato da più giorni dalla "cresta" dell'anticiclone subtropicale; i temporali quindi si muovono pressochè paralleli alla catena alpina.

Naturalmente tutti i fattori sopraesposti, ai quali possono essere aggiunte considerazioni più o meno soggettive, interagiscono fra loro: l'aria fredda in quota comporta minor geopotenziale e curvatura ciclonica delle correnti, le celle temporalesche hanno possibilità di crescere molto in altezza, quindi le loro correnti discendenti (più veloci nella discesa dalla sommità del cumulonembo) formeranno con più facilità nuovi temporali.

Nei giorni successivi al 25 giugno 2003 un calo dei geopotenziali per l'arrivo nella media troposfera di aria più fresca atlantica (maggior gradiente termico verticale), unito anche ad una maggior divergenza in quota (maggior gradiente termico orizzontale) ha favorito temporali più diffusi localmente anche violenti che hanno colpito un po' tutta la pianura veneta.

In alcune aree montane sono caduti chicchi di grandine da 5 cm (segnalati dai locali e confermati dall'ARPAV) e in precedenza in alcune aree della pianura veneta sono stati rilevati valori di "dew point" (temperatura di rugiada) di 26°C; un dew point superiore a 22°C al suolo deve metterci all'erta indicando esso un potenziale energetico in grado di favorire lo sviluppo di celle molto intense.

Nel basso veneziano, a conferma di quanto detto, il 25/6 un enorme cluster multicellulare ha prodotto solo alcune gocce: si veda la foto delle 20,55 che mostra la linea del fronte delle raffiche ("gust front") in allontanamento verso il rodigino a cluster ormai già privo di una qualunque forma di attività. L'altra foto, puntata verso il trevigiano al tramonto, mostra la sommità di un cumulonembo che si erge dalla cappa di afa presente su tutta la pianura veneta.

Linea del gust front in allontanamento verso il rodigino (ore 20,55)

Un cumulonembo al tramonto si erge dalla cappa di afa e foschia

E' doveroso sottolineare che dall'analisi delle scansioni del radar di Teolo (PD) relative alle ore 18 italiane di ieri si evince che un piccolo, effimero ma violento nucleo grandinigeno ha colpito una ristretta area tra il trevigiano e il padovano: una conferma affidabile arriva dal satellite visibile della stessa ora che mostra un'evidente cupola che ha sfondato l'incudine dell'insidiosa cella.

Evidente overshooting top sul Veneto (ore 16 UTC)

Questo per dire che anche in presenza di condizioni non eccelse allo sviluppo dei temporali (aria in quota ancora non molto fredda e assenza di una corpulenta corrente a getto) non bisogna mai abbassare la guardia: i temporali sono affascinanti ma anche pericolosi.

 

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