TORNADO "LANDSPOUT" TRA CANDIANA E PONTELONGO (PD)

del 29 APRILE 2009

a cura di Alberto Gobbi

In questa giornata non riponevo a dirla tutta grandi speranze visto che il giorno prima era transitato un fronte di una certa intensità che già aveva utilizzato buona parte dell'energia a disposizione per i temporali. Tuttavia, una rara combinazione di fattori è stata in grado di originare un fenomeno tornadico nelle pianure della bassa padovana che il sottoscritto ha avuto la fortuna di inseguire e di fotografare, trovandosi in macchina in quelle zone per motivi di lavoro.

Passiamo quindi in rassegna alcune mappe di modelli meteorologici per farci un'idea della sinottica rammentando che l'evento in esame è occorso dalle 10.25 alle 10.50 UTC del 29 aprile. Essa vede l'entrata dalla Francia di un cut-off ben strutturato con aria assai fredda in quota per il periodo (mappa GFS ore 00 UTC del 29 aprile, mappe BOLAM ore 12 UTC del 29 aprile).

La presenza nel primo pomeriggio di un minimo di bassa pressione "allungato" sul comparto alpino secondo l'asse WSW-ENE convoglia un flusso sud-occidentale al suolo sostanzialmente rettilineo tra basso Veneto e Romagna (assenza di significative aree di convergenza), anche alle quote superiori vi è la medesima direzione del vento. La cosa è ancor più evidente dal radiosondaggio più vicino disponibile in quel momento, quello di San Pietro Capofiume (BO), in cui si apprezza come il vento fino a 10.000 metri di quota provenga sempre da sud-ovest.

Il radiosondaggio pone in evidenza venti intensi a quote medio-alte e un'umidità piuttosto ridotta nei bassi strati (curva di stato e di dew point distanti fra loro), per cui effettivamente il quantitativo di calore latente a disposizione delle celle non era elevato. Questo status però, unito all'entrata di aria assai fredda in quota, ha permesso la caduta di grandine fino al suolo in varie celle temporalesche per via del "raffreddamento evaporativo" delle precipitazioni. Lo scarso wind shear verticale in direzione presente nel profilo atmosferico non depone certo a favore di inneschi mesociclonici, la formazione di temporali a multicella sparsi su tutta l'Italia centro-settentrionale (vedi immagine da satellite) conferma una condizione caratterizzata da scarso shear (bassi valori di SRH) e da scarso CIN, le celle quindi si disturbano fra loro...

...tuttavia a scala locale qualcosa di particolare è successo! Le seguenti tre scansioni del radar di Concordia Sagittaria (VE) dell'ARPAV DRST-CMT, tutte a 1.4° di elevazione corrispondenti a circa 3000 metri di quota in corrispondenza della cella in esame, gentilmente concesse da Gabriele Formentini, mostrano un gruppo di celle temporalesche sul basso padovano. La freccia rossa individua l'estremità meridionale di una cella (ore 10.30 UTC) in prossimità di Pontelongo (PD). Si rileva una "falsa" uncinata (rientranza nel colore verde dei campi di riflettività), tuttavia la corrispondente immagine di velocità radiale non mostra alcuna rotazione. In questi momenti inizia a scendere dalla base del cumulonembo la proboscide del tornado. Un moto mesociclonico è forse presente nel temporale presente pochi chilometri più a nord-est.

La scansione successiva (ore 10.40 UTC) mostra come la cella in questione si sia intensificata e spostata verso nord, in questi momenti il tornado si sta abbattendo al suolo nelle campagne tra Candiana e Pontelongo. Faccio notare lo splendido "V-notch" del temporale più ad est con un probabile piccolo "inflow notch" sul bordo meridionale. Questa cella tuttavia sembra non abbia dato origine a vortici.

Io mi trovavo in macchina ed ho seguito il percorso in celeste, il tornado stava seguendo la freccia rossa (all'incirca). Ho avuto quindi una buona visuale grazie anche all'umidità non troppo elevata nei bassi strati che mi ha permesso di cogliere vari dettagli delle formazioni temporalesche in loco.

Seguono le mie foto del vortice scattate tra le 10.25 e le 10.50 UTC, all'inizio ho notato solo un piccolissimo accenno di funnel ma l'avevo erroneamente interpretato come fractus (visto che nel 99% dei casi è così...). Una volta superato un centro abitato, ho potuto cogliere in distanza la forma inequivocabile della proboscide, quindi ho subito messo le batterie nuove nella fotocamera (a scanso di equivoci...), impostato la massima risoluzione e ho inseguito il tornado!

Il tornado si sta allungando molto verso terra, già penso sia avvenuto il "touch down" in quei momenti così frenetici! Ho le mani che mi tremano, è da una vita che aspettavo un momento così! La gente mi insulta perchè mi sono fermato a lato di una strada un po' stretta per immortalare la proboscide, non ci faccio caso. Quando correvo sopra un argine verso il vortice mi sembrava di essere negli Stati Uniti, dove per la cronaca di tornado non ne ho visti!

Una visione d'insieme della cella temporalesca, il tornado discende dalla sua estremità meridionale come già osservato nelle mappe radar viste prima. E' questa l'area del temporale (definita in gergo "tail-end charlie") maggiormente predisposta alla genesi di vortici non mesosiclonici grazie al fatto che l'updraft principale qui vi si colloca: nell'ellisse bianca della foto sopra non a caso si nota bene la parete dell'updraft praticamente sulla verticale del tornado.

Salgo sopra un argine per vedere meglio la linea dell'orizzonte e quindi l'eventuale "debris cloud", il tornado si è "tirato su" assumendo le fattezze di un funnel cloud...

La cella continua il suo tragitto, io anche verso di lei ma chiaramente con tutti gli ostacoli del caso (incroci, curve, semafori, tralicci, case ecc.). Per fortuna da sopra l'argine posso ancora osservare il funnel in distanza che sembra voglia riallungarsi verso il basso...

...tuttavia non ce la fa, quindi mi accontento di zoomare a distanza sul funnel cloud che subito dopo si dissolverà.

Questa invece è una foto di Francesco Dell'Orco da Bovolenta (PD), dove sono passato anch'io durante l'inseguimento, si noti la forma "rope" classica dei tornado non mesociclonici. L'origine non supercellulare è confermata sia da Francesco che dal sottoscritto vista l'assenza di wall cloud ma soprattutto considerata l'assenza di rotazione in genere alla base della cella temporalesca.

Altra foto scattata da Venezia a cura di Massimo Michieli del Tazstorm Team. Nell'ellisse bianca il tornado che quindi è stato fotografato da ben tre osservatori! Considerato quanto detto finora, possiamo parlare di "tornado landspout" la cui circolazione nei bassi strati è rimasta in vita per ben 20 minuti toccando terra fortunatamente solo per pochi istanti come vedremo tra poco.

I vortici del tipo landspout si formano durante le fasi più intense dei temporali multicellulari in cui predominano le correnti ascensionali, cioè nelle celle giovani in procinto di passare allo stadio di maturità: le multicelle però non hanno wall cloud, quindi è difficile individuare l'area a rischio tornado. In tal caso sarà necessario riferirsi agli aspetti nefologici per individuare i cumulonembi più attivi. I landspout seguono l'evoluzione di un normale temporale: inferiori o al più pari come intensità alla classe F2, si spostano lentamente (30- 40 km/h) e sono poco duraturi (10-15 minuti) perché il ciclo di vita di una singola cella all'interno del complesso multicellulare copre quell'arco di tempo.

E' probabile che il tornado in questione si sia generato lungo una linea di convergenza in prossimità del suolo (forse dovuta nella fattispecie al vento da SW in entrata sul basso Veneto, vedi mappa BOLAM del vento a 10 metri) sotto cumuli in sviluppo del tipo “pulse storm”. In corrispondenza di tale linea avviene l'incontro di masse d'aria provenienti da diverse direzioni e aventi differenti valori di temperatura e umidità: la convergenza di basso livello favorisce la concentrazione della vorticità verticale. I vortici al suolo che ne risultano possono avere un diametro compreso tra i 40 metri ed i 4 chilometri e si chiamano misocicloni (Fujita, 1981), da non confondere con i mesocicloni presenti all'interno delle supercelle.

Questi misocicloni quindi si allungano in verticale mediante l'updraft del cumulo in crescita e si intensificano dando origine a tornado generalmente di debole intensità. Perché si generi questo tipo di landspout sono necessari un buon CAPE, CIN nullo o quasi e un forte gradiente termico verticale. Considerato che l'origine di questi vortici ha sede vicino al suolo, il radar può facilmente oltrepassare questa circolazione tornadica (assenza di eco ad uncino e della TVS), a meno che esso non si trovi vicino al vortice stesso. Queste appena citate sono tutte condizioni che effettivamente si sono verificate quel giorno (salvo che per il CAPE, piuttosto basso quel giorno).

Genesi di landspout da una linea di convergenza al suolo con relativi misocicloni, quest'ultimi indicati con le lettere (schema adattato da Szoke et al., 1984)

Decido a questo punto di cessare il mio inseguimento per monitorare la cella che ormai si dirige sul mare, nell'ellisse bianca la base dell'updraft dalla quale è disceso il landspout.

La sommità della multicella temporalesca in fase di rigenerazione con i bordi ghiacciati...

...a questa cella ne seguono altre subito dietro, qui un vero fractus a forma di cono che nulla ha a che vedere con il funnel cloud.

Nuove sospette turbolenze alla base delle celle, è ancora possibile la genesi di altri vortici!

Nube a forma di rullo ad asse orizzontale (che in questo specifico caso non è una roll cloud!), ritengo si stesse generando un secondo landspout dall'estremità meridionale di un'altra cella.

Mi passano vicine altre celle con tuoni, una di queste origina alla base del proprio updraft un'altra nube accessoria: è una inflow tail ad asse sub-verticale!

Massa di grandine in caduta (color bianco), parte della quale fonde prima di raggiungere il suolo!

Downdraft della multicella con evidente area di forti precipitazioni... lo sto vedendo "da dietro", il temporale si sta allontanando da me.

In quei momenti Benvenuto Righetto da Jesolo (VE) scatta una foto del medesimo downdraft in avvicinamento, quindi dalla parte anteriore nella quale si può così apprezzare una bella shelf cloud!

Infine, una foto scattata da Carlo Odorizzi che si è recato nelle aree colpite dal tornado. Il tetto di una vecchia stalla è stato asportato quasi del tutto, l'articolo sul "Gazzettino" si riferisce sempre a questo danno ma vi ritroviamo anche un importante parere di Francesco Dell'Orco che ribadisce la natura non mesociclonica del tornado.

 

 

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