LE FORMAZIONI ANOMALE

a cura di Gobbi Alberto

Capita molto di frequente che la base del cumulonembo che stiamo osservando non sia piatta e regolare come in teoria dovrebbe essere. La maggior parte dei temporali ha nella parte inferiore delle sporgenze che spesso fanno "urlare" al tornado o ad una wall cloud quando magari si tratta di innocui fractocumuli. In queste pagine tenterò di dare alcune utili indicazioni per capire quando sia davvero il caso di allertarsi; per quanto riguarda le formazioni anomale alla base di un cumulonembo distinguiamo fra lowering e inflow tail.

LOWERING

Il lowering consiste in una piccola estensione nuvolosa con un diametro compreso tra 0,5 km e 2 km che è attaccato alla base di un cumulonembo temporalesco: questa formazione indica la regione in cui c'è un updraft concentrato e principale rispetto agli altri. L'aria entra nel lowering sia dal lato caldo (inflow) sia da quello freddo (outflow): quest'aria più fresca "succhiata" dall'updraft condenserà a un livello altimetrico minore (idem alla wall cloud) producendo questo abbassamento rispetto alla base originaria del Cb. La formazione di un lowering non presuppone l'attività di un updraft rotante (mesociclone), ma di un "semplice" updraft ascendente in maniera più o meno verticale: per cui solo pochi lowering saranno wall cloud.

Inoltre i lowering hanno una base più bassa rispetto alle nubi circostanti anche per il seguente motivo: poichè è molto probabile che vi siano già precipitazioni in atto sotto la base del temporale, avremo la salita di aria più umida di quella ascesa in precedenza per formare il temporale stesso, grazie al contributo fornito dalle precipitazioni al suolo che umidificano l'aria anche nelle aree circostanti (seppure lievemente, specie se piuttosto distanti). A quel punto salirà in quota aria più umida rispetto alla precedente: essendo più umida avrà un dew point più elevato e quindi la condensazione comincerà ad una quota inferiore poichè la temperatura di saturazione viene raggiunta prima (più alto è il dew point più bassa sarà la base delle nubi).

La quantificazione dei lowering è difficile, poichè talvolta possono essere confusi con le inflow tail o altre formazioni similari: la comparsa dei lowering necessita di una delle due condizioni succitate:

1) risucchio di parte dell'outflow da parte di un intenso updraft (rotante o non rotante).

2) intensi rovesci di pioggia nel temporale per umidificare l'aria nei bassi strati; infatti celle che producono rovesci di scarsa consistenza quasi mai producono lowering.

Un tipico esempio di lowering davanti ad un'area di precipitazioni
Photograph courtesy Michael Bath and Jimmy Deguara Australian Severe Weather
www.australiasevereweather.com

Ogni piccolo cambiamento nella forza dell'updraft e nell'equilibrio fra inflow e outflow è manifestato direttamente dall'apparenza di questa piccola e caratteristica nube; il cambiamento di dimensioni e forma del lowering è pressochè infinito, ma in base alla sua conformazione si può affermare quanto segue:

Un lowering più sfilacciato ed evolutivo del precedente
Foto di Michael Thompson di
www.ozthunder.com

Una forma incompleta o asimmetrica del lowering evidenzia uno stato transitorio (non in equilibrio) che potrebbe essere dovuto alla spinta in avanti dell'outflow o all'insufficiente forza dell'updraft ecc...tutti segnali che indicano un temporale che "tenta" di mantenere a livelli accettabili le proprie correnti ascensionali. Quando un lowering diventa organizzato, completo e circolare prende il nome di wall cloud. Teniamo comunque presente che non tutti i lowering bassi, scuri e frammentati rappresentano un pericolo: un lowering che si forma sul bordo avanzante di un temporale non potrà mai essere una wall cloud. Se ci troviamo sotto il lowering distinguiamo due casi:

1) sotto il lowering soffia vento da W-NW (outflow): non c'è alcun rischio di tornado. Una conferma può arrivare dai fractus che si muovono orizzontalmente o dalla forma allungata del lowering stesso. Se poi il vento persiste da W-NW (dopo che era meridionale) ciò sta a significare che l'outflow predomina e che i fenomeni più intensi ormai si sono trasferiti ad E.

2) sotto il lowering l'aria è calma: questo indica che ci troviamo sotto l'updraft principale e quindi il rischio di tornado non è da sottovalutare. Se poi vediamo i fractus salire verso l'alto con un movimento circolare, sopra di noi abbiamo una pericolosissima wall cloud rotante! Un'ulteriore conferma eventualmente arriverà dal fatto che questa bonaccia è stata preceduta da venti caldi provenienti da SE-S-SW davanti al temporale.

Tuoni e fulmini sono buoni indicatori quando sono combinati con altre osservazioni: un temporale attivo avrà la maggior parte dei fulmini più intensi davanti all'updraft principale con scariche multiple e improvvisi incrementi nell'intensità. Una situazione ad alto rischio si realizza con fulmini intensi che si abbattono a terra senza precipitazioni o solo con alcuni chicchi di grandine e con la presenza di un lowering nelle immediate vicinanze associato a calma di vento a livello del suolo: in tal caso converrà davvero iniziare a preoccuparsi, poichè sopra di noi c'è un esplosivo updraft che potrebbe creare un tornado senza un minimo di preavviso.

Teniamo sempre presente che solo pochi lowering saranno wall cloud e solo poche di queste wall cloud potranno dare origine a tornado.

 

INFLOW TAIL

Ogni volta che l'aria sale rapidamente vicino al bordo dell'outflow si originano i fractocumuli, i quali cambiano continuamente forma. Capita però che nella zona di contatto tra updraft e outflow si formi una struttura più organizzata che si chiama inflow tail: essa è una nube più o meno grossa a forma di coda che si estende verso il basso sotto la base principale del sistema. L'inflow tail in teoria indica la zona ove si svilupperà la prossima torre temporalesca che ovviamente l'osservatore non potrà vedere se si troverà sotto la base del temporale.

Una nube a coda (che può essere l'inflow tail - originata dalle correnti di inflow/outflow - o la tail cloud della wall cloud; la beaver's tail invece dà informazioni molto più generiche sul punto in cui potrebbe comparire il vortice) indica una situazione potenzialmente pericolosa: con particolare riferimento all'inflow tail, questa si trova sul lato di aspirazione del possibile tornado andando verso il vortice; si immagini il tornado stesso come un cilindro rotante che aspira alla sua sinistra l'aria (dato il moto antiorario) in leggera ascesa che quindi condensa nell'inflow tail se l'umidità nei bassi strati è sufficientemente elevata. Sul lato opposto non esiste una corrente uscente e quindi una nube opposta perché l'aria viene aspirata in alto (updraft concentrato). La base "storta" dell'inflow tail è causata dalla diversa velocità del vento alle varie quote: più è bassa più sarà inclinata (solitamente ma non è una regola).

Il tornado si forma sulla destra dell'inflow tail ad una distanza che è variabile tra il quasi contatto della tail stessa (con la base del temporale) oppure a qualche centinaio di metri sempre sulla destra: si considera destra quando si guarda l'inflow tail di fronte con moto dei venti (nell'inflow tail) da sinistra a destra [vedi modello]. Se la osserviamo da dietro vedremo la nube che si sposta da destra a sinistra e quindi l'eventuale tornado sarà a sinistra di essa. Se la osserviamo di profilo e l'inflow tail la vediamo di taglio e da lontano la nube si avvicina a noi, ATTENZIONE perchè il tornado potrebbe essere in formazione sulla nostra testa.

Modello: dinamica dell'inflow tail alla cui destra potrebbe formarsi un tornado

Grossa inflow tail a distanza ravvicinata (2 km circa)
Per la spiegazione vedi il reportage del 18 luglio 2002

L'inflow tail non è connessa ad una wall cloud e ciò la differenzia dalla tail cloud. Tuttavia l'inflow tail è una coda nuvolosa che si orienta a seconda dell'updraft (angolazione assai variabile), mentre la beaver's tail, che è la tipica banda nuvolosa eventualmente connessa alla shelf cloud (vedi più avanti), si orienta sempre da E-SE a W-NW e comunque si colloca sempre davanti al bordo avanzante (spesso è quello orientale) del temporale. Converrà senz'altro fare un confronto fra queste due nubi, escludendo la tail cloud visto che quest'ultima presuppone la presenza di una wall cloud.

Confronto INFLOW tail-BEAVER'S tail

  1. L'inflow tail (coda nuvolosa) è solitamente più piccola della beaver's tail (banda nuvolosa)
  2. L'inflow tail è assai più frequente della beaver's tail
  3. L'inflow tail indica un forte e localizzato updraft e non indica necessariamente rotazione all'interno del sistema; la beaver's tail indica che il temporale sta raccogliendo una gran quantità di energia da una zona molto vasta grazie ad attive correnti di inflow nei bassi strati e molto spesso indica rotazione dentro il temporale (mesociclone)
  4. L'orientamento dell'inflow tail non è costante; la beaver's tail si orienta sempre da E-SE a W-NW
  5. L'inflow tail può presentarsi in ogni settore del sistema; la beaver's tail si presenta davanti al bordo avanzante del temporale, quindi molto spesso sul bordo orientale

LE NUBI ACCESSORIE

Le nubi accessorie sono formazioni nuvolose il cui sviluppo dipende da un sistema nuvoloso molto più esteso; tale sistema è il temporale, mentre le nubi accessorie sono la shelf cloud (nube a mensola), la wall cloud (nube a muro o nube a parete) e la roll cloud (nube a rullo). La wall cloud si presenta solo nei temporali dotati di mesociclone (supercelle).

SHELF CLOUD

La shelf cloud, conosciuta come nube a mensola, è bassa, lunga, a volte arcuata per via della spinta originata dal downdraft, orizzontale e individuabile mediante il classico "cuneo", associata con un gust front temporalesco ed occasionalmente anche con un fronte freddo senza temporali. Alcuni autori la definiscono anche con il termine "disco supercellulare" o "disco supercellare" se essa si forma alla base di una supercella. La shelf cloud all'inizio è attaccata alla base del cumulonembo e spesso è presente nella supercella: si presenta sul bordo avanzante di un temporale sufficientemente intenso o di una squall line e precede di pochissimo l'area dei rovesci di pioggia o grandine.

Evidentissimo cuneo della shelf cloud sulla destra della foto
Photograph courtesy Michael Bath and Jimmy Deguara Australian Severe Weather
www.australiasevereweather.com

La shelf cloud non è provvista di movimenti rotatori (a differenza della wall cloud) in quanto questa nube avanza sotto la semplice spinta dell'outflow; quello che ruota è la base vera e propria del temporale a supercella e ovviamente tutto il cumulonembo esclusa l'incudine che invece si espande. Si tenga presente infatti che la base della shelf cloud non è la base del cumulonembo a supercella: la base della shelf precede di pochissimo la comparsa della base vera e propria della supercella.

La base "vera e propria" di una supercella non provvista di shelf cloud
Foto di Lorenzo Catania redattore di www.meteoitalia.it (Livorno)

Infatti, la shelf cloud, se osservata per più minuti, tenderà ad allontanarsi dall'area delle precipitazioni (a differenza della wall cloud) tanto da poter essere confusa con una roll cloud. Si forma quando il gust front solleva l'aria caldo umida davanti ad esso fino al suo livello di condensazione formando questa "mensola nuvolosa"; si trova di frequente nelle squall line e in quei casi ove l'updraft e il downdraft sono quasi adiacenti fra di loro e quindi è favorita la condensazione di parte dell'inflow.

Il movimento ascendente della shelf cloud può essere osservato nella sua parte esterna, ovvero sul bordo avanzante, la cui parete in genere è liscia o dotata di striature: si tratta di "solchi" disposti parallelamente alla corrente d'aria e che quindi ne rappresentano la direzione.

Una tipica striatura nella shelf cloud che precede l'area delle precipitazioni

Le striature sono dovute alle variazioni in umidità in quegli strati che sono sollevati e piegati dalle correnti convergenti davanti alla colonna avanzante dell'updraft: esse in qualche caso possono indicare rotazione all'interno della cella temporalesca e quindi fenomeni presumibilmente molto intensi. Tuttavia non vanno considerate come un indizio di supercella: molte shelf cloud sono dotate di striature anche se non sempre evidenti. Se invece le striature sono accentuate e compaiono sui fianchi di un cumulonembo probabilmente ci troviamo di fronte ad un mesociclone in piena regola.

Il lato inferiore della shelf cloud (quello che è immediatamente a contatto con le precipitazioni) appare molto turbolento, incavato verso l'alto, nero e di aspetto stracciato (fractocumuli). Anche all'interno della stessa shelf può esserci nuova convezione e quindi possibilità di rovesci. Inoltre, in alcuni casi la shelf cloud può originare deboli tornado o gustnado. Condizioni molto umide favoriscono una shelf grossa e bassa, mentre un potente gust front causerà la lacerazione della shelf cloud e la conseguente comparsa di fractus nella parte più bassa.

Splendida shelf cloud a Livorno in cui ben si nota il lato posteriore della nube stessa "incavato" verso l'alto
Foto di Lorenzo Catania redattore di www.meteoitalia.it (Ottobre 1990)

La shelf cloud può assumere una forma arcuata ma ciò non indica necessariamente rotazione ma piuttosto la spinta delle correnti di downdrafts verso l'esterno della cella temporalesca.

Base di una shelf cloud in avanzata con area di precipitazioni subito dietro la nube stessa
Photograph courtesy Michael Bath and Jimmy Deguara Australian Severe Weather
www.australiasevereweather.com

L'assenza di una corpulenta shelf cloud non deve trarci in inganno: nel caso di temporali ad asse molto obliquo o di supercelle, gli intensi updraft trasportano verso l'alto anche buona parte dell'aria fredda che in situazioni normali avrebbe contribuito alla corrente di outflow al suolo e alla formazione della nube a mensola. In tale situazione i chicchi di grandine interni al Cb possono compiere numerosi sali-scendi assumendo così dimensioni anche ragguardevoli finchè il peso dei chicchi e relativa aria fredda non vince la resistenza delle correnti ascensionali: solo a questo stadio evolutivo la cella collassa (isolamento dell'inflow) e si attiverà una forte corrente di outflow tradita da una minacciosa shelf cloud con grandinate e rovesci.

La shelf cloud, nella parte posteriore e inferiore, può essere provvista di formazioni molto turbolente e spettacolari che prendono il nome di whale's mouth: vedi il reportage del 6 giugno 2002 per la spiegazione.

Splendido esemplare di whale's mouth
Foto di Fabio Giordano

 

WALL CLOUD e TAIL CLOUD

La wall cloud (nube a muro o nube a parete) è un distinto, persistente ed isolato abbassamento (lowering) rispetto alla base principale del Cb ed è attaccato alla rain free base (vedi la pagina sulla supercella): la nube a muro è individuabile per il classico "scalino" e nasce per il fatto che la corrente discendente raffreddata all'interno del cumulonembo, invece di dilagare al suolo dietro al temporale come outflow, viene richiamata all’interno del temporale stesso grazie al movimento rotatorio indotto dal mesociclone interno alla supercella. Parte di quest'aria fredda, quindi, si infiltra nella corrente ascendente calda e si avvolge a spirale intorno ad essa venendo spinta di nuovo verso l'alto.

L'aria fredda infiltrata andrà a far condensare ad una quota inferiore, rispetto alla base del Cb principale, l'aria caldo-umida in loco formando dunque una nube a parete. Ciò avviene perchè l'aria calda dell'inflow, a contatto con quella fredda dell'outflow, si raffredderà prima e quindi condenserà ad una quota minore. A questo si aggiunge il fatto che l'outflow associato alle precipitazioni è più umido e al contatto con l'inflow lo umidifica innalzandone il dew point e quindi abbassando ulteriormente la quota di condensazione dell'inflow stesso. Non è facile individuare una quota precisa, ma indicativamente l'aria fredda viene prelevata da un'altezza di circa 100 metri: tuttavia non è da escludere che ciò avvenga anche al livello del suolo.

Se ne deduce che la wall cloud compare solamente nelle supercelle, in quanto senza mesociclone non c'è wall cloud. Il diametro della wall cloud solitamente è di 5 km variando da 1,5 km a 8 km di diametro ed indica la regione del temporale in cui è presente l'updraft più intenso. La wall cloud si trova a S o SW dell'area delle precipitazioni e non si presenta mai sul bordo principale (avanzante) del sistema. Una wall cloud può comparire dal nulla in meno di 10 minuti: inizialmente la rain free base non ha nulla al di sotto di essa, poi si vedranno improvvisamente grossi pezzi di fractus formarsi a mezz'aria o si evidenzieranno ciuffi di nubi più basse che "escono" dalla rain free base. Col passar del tempo si formano più fractus che salgono e si uniscono alla base per formare il lowering (abbassamento nuvoloso), il quale si consoliderà, prenderà una forma circolare ed eventualmente inizierà a ruotare divenendo wall cloud a tutti gli effetti. La wall cloud potrebbe avere dimensioni corrispondenti in pieno alla base del cumulonembo: dipende dallo scambio termico messo in atto dalla circolazione mesociclonica del o dei Cb.

Wall cloud dietro al disco supercellare della shelf cloud (Low Potential supercell)
Foto di
Nicola Gelfi di www.starrylink.it (21 ottobre 2001)

La wall cloud indica un temporale mesociclonico in cui il tornado può scendere proprio dalla nube a muro, in quanto questa altro non è che l'estremità inferiore di un pericolosissimo mesociclone. Non tutte le wall cloud ruotano e quelle che lo fanno sviluppano con maggior rapidità il tornado o il funnel cloud. A sua volta, non tutte le wall cloud rotanti producono tornado.

Un'ipotesi di Simone Lussardi per spiegare la NON ROTAZIONE di alcune wall cloud è la seguente: "si può affermare che la circolazione mesociclonica inizia in una porzione di quota atmosferica compresa tra gli 850 e 700 hpa circa (1500-3000 m circa). Per propagarsi verso l'alto è un attimo, visto che siamo in presenza di correnti ascensionali, ma per propagarsi verso il basso la questione si fa più complessa. Si sa quasi per certo che la circolazione del mesociclone si propaga verso il basso per contatto di masse d'aria fredda che scendono lentamente verso il basso (già in rotazione) e attira con sè gli strati adiacenti delle masse d'aria sottostanti. La durata di questo processo non è nota, ma si può considerare una media di 30 minuti dall'inizio della formazione della supercella.

Ora, espresso questo concetto, è intuitivo pensare che la maggior parte delle wall cloud si formeranno quando l'aria fredda ha raggiunto gli strati più bassi dell'atmosfera, vicini al suolo, in quanto è necessaria per la formazione della wall stessa, assieme all'updraft (che in una supercella non manca mai). Quindi la maggior parte delle wall cloud si formerà quando la circolazione mesociclonica ha raggiunto il suolo.

Supponiamo ora, per qualche motivo, che vi sia una infiltrazione fredda dal suolo prima che l'aria fredda giunga per "vie alternative" dalla circolazione mesociclonica: la supercella sta già ruotando, ma la sua circolazione è ancora "alta". L'updraft è già presente, e se la massa d'aria si mescola a quella calda e umida ecco che si forma un lowering che, data la presenza della supercella, può essere comunque considerato una wall cloud. Questa aria fredda al suolo, ipotizzabile in situazioni temporalesche complesse, ovvero quando si hanno più temporali vicini che si disturbano con inflows e outflows, potrebbe anche inibire la diffusione della circolazione mesociclonica fino al suolo, e quindi la wall cloud potrebbe rimanere in quello stato e non mettersi mai a ruotare.

Direi che il 50% delle volte la wall riesce prima o poi a ruotare, mentre negli altri casi rimane un lowering anche se la base della cella ruota vistosamente. E' comunque il concetto delle depressioni nella fascia baroclinica: ci può essere un vortice in quota e non al suolo, oppure al suolo e non coassiale in quota (per esempio, le depressioni termiche estive in Val Padana)".

La velocità di rotazione della wall cloud dipende dalla larghezza e dalla quota della stessa, ma in media ogni rotazione impiega un paio di minuti. Questo potrebbe apparire un movimento lento, ma sopra la wall cloud le nubi roteano a 100-150 km/h; la maggioranza dei temporali più intensi esibiscono tale movimento per periodi più o meno lunghi senza formare funnel o tornado, ma se la wall cloud accelera la sua rotazione converrà senz'altro adottare le opportune precauzioni.

Le caratteristiche di una wall cloud tornadica sono le seguenti:

La tail cloud è una nube a coda attaccata ad una wall cloud e appare quindi come un prolungamento della stessa nube a muro alla medesima quota: la tail cloud rappresenta la traccia dell'aria fredda che si appresta ad entrare nel mesociclone, per cui essa si estende sempre a partire dall'area delle precipitazioni verso la wall cloud: essendo quindi nelle supercelle "classiche" le precipitazioni sempre a N o NE rispetto all'area delle correnti ascensionali, la tail cloud si estenderà in quella direzione (verso N o NE). La nube a parete con la sua coda indica l'estensione verso terra del mesociclone: i tornado violenti F4 e F5 si formano esclusivamente alla base di una wall cloud. La tail cloud compare di preferenza nei mesocicloni maturi o in decadimento quando cioè sono più elevate le probabilità di tornado.

Wall cloud con tail cloud che punta verso l'area delle precipitazioni (visibili sulla destra della foto)
Photograph courtesy Michael Bath and Jimmy Deguara Australian Severe Weather

www.australiasevereweather.com

Considerato che una più piccola shelf cloud potrebbe svilupparsi sotto la rain free base o addirittura a SW di una wall cloud già presente (per via del RFD), ecco le principali differenze tra wall cloud e shelf cloud.

Confronto WALL cloud-SHELF cloud

  1. la wall cloud si forma a SW rispetto all'area delle precipitazioni e al di sotto della rain free base. La shelf cloud si forma sul bordo avanzante del temporale, cioè a E o NE rispetto alle precipitazioni. Per cui la shelf cloud compare prima delle precipitazioni principali, la wall cloud dopo le stesse (ciò se ci troviamo nella traiettoria dell'eventuale tornado).
  2. la parte di wall cloud lontana dall'area delle precipitazioni è inclinata verso l'alto; la parte di shelf cloud lontana dall'area delle precipitazioni è inclinata verso il basso (tuttavia tale inclinazione non è sempre evidente)
  3. la wall cloud indica la zona dell'inflow; la shelf cloud indica la zona dell'outflow
  4. la wall cloud può ruotare, la shelf cloud non ruota mai
  5. la wall cloud mantiene la sua posizione rispetto all'area delle precipitazioni; la shelf cloud, se osservata per più minuti, tenderà ad allontanarsi dall'area delle precipitazioni
  6. l'eventuale tail cloud associata alla wall cloud tende a puntare verso il basso; l'eventuale nube a coda associata alla shelf cloud (questa nube a coda si chiama beaver's tail) è orizzontale e si trova alla stessa altezza della rain free base la quale a sua volta è più alta della wall cloud.
La beaver's tail (coda di castoro) è una banda nuvolosa bassa, ampia e piatta che, per l'appunto, ricorda la coda di un castoro. E' attaccata alla base dell'updraft (la rain free base) ed è orientata più o meno parallelamente al pseudo-warm front distesa quindi secondo un asse E-W oppure SE-NW: è definita come una inflow band ovvero come una banda nuvolosa generata dall'inflow. Infatti la beaver's tail si muove verso l'updraft principale, ovvero verso W o NW; la sua dimensione e forma dipende dalla forza dello stesso inflow.

Notevole esemplare di beaver's tail che va incontro al temporale congiungendosi alla shelf cloud

Anche questa "coda di castoro" indica un temporale molto forte che sta raccogliendo energia da una regione molto vasta entro 30 km di distanza dal nucleo temporalesco, per cui il suo inflow (sorgente di aria caldo umida) è molto attivo. Tuttavia la tail cloud indica la presenza di un mesociclone, la beaver's tail invece non necessariamente. Resta il fatto che la beaver's tail può comparire assieme alla tail cloud nello stesso temporale, per cui ecco le principali differenze.

Confronto TAIL cloud-BEAVER'S tail

  1. la tail cloud è una coda di nubi; la beaver's tail è una banda di nubi
  2. la tail cloud si attacca solo alla wall cloud; la beaver's tail si attacca alla base dell'updraft principale ed eventualmente (ma non sempre) alla shelf cloud se questa è presente
  3. la tail cloud tende a puntare verso il basso; la beaver's tail è "livellata" in tutta la sua lunghezza
  4. la tail cloud si trova all'incirca alla stessa quota della wall cloud; la beaver's tail si trova alla stessa quota della rain free base (base dell'updraft principale), che è più alta della wall cloud
  5. la tail cloud nasce dall'outflow, ovvero dall'aria fresca e umida che fluisce dalle rain curtain; invece la beaver's tail nasce dalle correnti caldo umide davanti al temporale (inflow)
  6. la tail cloud, per il punto 5, può non essere parallela al pseudo warm front; la beaver's tail è sempre orientata più o meno parallelamente al pseudo warm front
  7. la tail cloud, per i punti 5 e 6, punta verso N o NE; la beaver's tail punta verso W o NW

Entrambe le nubi appena messe a confronto non vanno confuse con eventi vorticosi... la tail cloud in particolare a volte può assumere la parvenza di un funnel o tornado.

PEDESTAL CLOUD

con il contributo di Fulvio Stel dell'U.M.FVG

La pedestal cloud non e' una shelf cloud ne' una wall cloud, anche se i meccanismi fisici che portano alla sua formazione sono simili a quest'ultima. Per certi aspetti e' infatti piu' simile ad una nube a muro, anche se di aspetto piu' caratteristico (simile ad un piedistallo). La sua formazione e' dovuta al risucchio di aria piu' fredda ed umida (prodotta da un downdraft) da parte di un vicino updraft. Essendo piu' fredda e umida, la condensazione avviene a quote piu' basse, quindi si vede lo scalino (simile alla wall cloud). La shelf cloud, invece, è causata dalla discesa d'aria fredda prodotta da un temporale che solleva l'aria dell'ambiente circostante (più calda e umida).

L'aspetto della pedestal cloud e' laminare (non si notano grosse turbolenze, come ad esempio la superficie piena di bozze dei cumulonembi) perche' l'aria e' di fatto stabile e viene innalzata "forzatamente". La pedestal clod inoltre ha una simmetria più circolare della shelf cloud. C'è la distinzione tra la pedestal cloud e la wall cloud in quanto la wall cloud è piu' intimamente connessa al cumulonembo: visivamente sembra che la pedestal sia un accessorio attaccato da sotto al cumulonembo mentre la wall cloud sembra un pezzo di nube che scende dall'alto e che e' un tutt'uno con il cumulonembo. La pedestal cloud può essere intesa come una variante della wall cloud.

In genere la pedestal cloud e' associata a fenomeni violenti, spesso grandinate, per due motivi: il primo e' che quando downdraft e updraft interagiscono in maniera sinergica si puo' creare una supercella, il secondo e' che la condensazione presente nella pedestal cloud puo' fornire molte goccioline sopraffuse che sono indispensabili per la formazione della grandine, ma non sempre questo accade.

In merito alla possibile somiglianza nell'aspetto con la "beaver's tail" (coda di castoro)...i nomi e le definizioni in meteorologia si sprecano. In Francia alcuni meteorologi chiamano una nube simile alla beaver's tail il "fallo del temporale"...da non ripetere. La confusione sorge anche dal fatto che certe nubi hanno aspetti diversi a seconda del punto di osservazione e del momento in cui le si osserva; questo, unito al fatto che ricercatori che lavorano in zone diverse usano il loro linguaggio, dà il colpo di grazia al sistema.

Le nubi a coda sono spesso associate alla pedestal cloud: si tende a distinguere la beaver's tail dalla pedestal cloud, in quanto la pedestal cloud è più bassa della base del Cb mentre la beaver's tail è allo stesso livello della nube temporalesca. In definitiva, la pedestal cloud e la beaver's tail sono due nubi diverse (anche per motivi fisici e non solo visivi). In ogni caso, la dicitura pedestal, in omaggio a Browning (che probabilmente è stato il primo a pubblicare qualcosa a riguardo), è forse migliore perche' il "piedistallo" e' un termine piu' universalmente comprensibile e comune a tutte le culture rispetto al "castoro".

In pratica, il meccanismo fisico che porta alla formazione della pedestal cloud e della wall cloud è lo stesso: poiché convenzionalmente con wall cloud si intende la nube formata dal mesociclone di una supercella (updraft rotante), la pedestal cloud può essere o non essere considerata la diretta conseguenza del mesociclone: nel primo caso le due nubi corrispondono anche dal punto di vista fisico (correnti d'aria interagenti con la torre temporalesca), nel secondo caso la pedestal va considerata come un semplice "lowering" e quindi non come indizio di supercella. Dipende dalle diciture che ognuno utilizza per identificare la nube (soggettività).

In conclusione, "pedestal cloud" altro non è che un termine antecedente al più conosciuto termine di "wall cloud": la distinzione fra le due nubi suddette a mio avviso non è necessaria dal punto di vista descrittivo di un evento temporalesco. A corredo dell'articolo un paio di foto molto esaustive di pedestal cloud (a cura dei colleghi di Fulvio Stel) con la curvatura verso l'alto della base della nube madre ove la pedestal cloud vi si connette.

Splendido esemplare di "Pedestal cloud"
Foto a cura dell'
U.M.FVG

 

Altro notevole esemplare di "Pedestal cloud"
Foto a cura dell'
U.M.FVG

 

Una pubblicazione di Browning in merito alla nube a piedistallo

 

ROLL CLOUD

La roll cloud (nube a rullo) è una nube bassa, a volte arcuata, orizzontale, lunga, tubolare, relativamente rara e completamente staccata dalla base del temporale a differenza delle più comuni shelf cloud e delle assai più rare wall cloud. Capita infatti che transiti sopra di noi la roll cloud portando solo un rinforzo del vento, mentre la base del temporale vero e proprio con tutte le sue precipitazioni se ne sta ben lontana. Anche la roll cloud si trova lungo il gust front di un temporale o di un fronte freddo (squall line) ma, a differenza della shelf cloud, la roll cloud non origina mai tornado. Possono rappresentare un'evoluzione successiva alla shelf cloud: infatti se la shelf si allontana troppo dall'area delle precipitazioni essa tende ad assottigliarsi e staccarsi dalla base del temporale diventando così una roll cloud. Si potrebbe dire che la roll cloud è una debole shelf cloud o un debole gust front.

Due roll cloud in rapida successione
Foto di William T. Hark di www.harkphoto.com

Invece l'autentica genesi di una roll cloud presuppone la vicinanza tra updraft e downdraft del temporale: l'aria umida dell'updraft può raffreddarsi e condensare poichè si mescola leggermente con l'aria più fresca del downdraft. Il cambiamento della velocità o della direzione del vento (wind shear) può causare una rotazione orizzontale lungo il confine tra updraft e downdraft il quale così si "materializzerà" con una roll cloud. Se invece l'assenza di wind shear impedisce questa rotazione ecco che potrebbe svilupparsi una shelf cloud.

Le roll cloud quindi spesso "rotolano" lentamente lungo il proprio asse orizzontale anche se generalmente ciò non avviene in caso di temporali frontali poichè il vento sinottico sovente ha la meglio e la roll cloud segue tale vento, ma sovente accade con temporali prefrontali o da goccia fredda in quota, allorquando il vento sinottico negli strati medio-bassi non è molto intenso. La base della roll cloud è sempre più bassa dell'effettiva base del temporale a causa della notevole umidità ancora disponibile nei bassi strati. Invece nei temporali da occlusione fredda le basi dei Cb e di conseguenza anche le roll cloud associate si formano a quote relativamente elevate, giacchè l'aria calda che viene aspirata nella formazione di roll non si trova più nelle adiacenze del suolo, bensì a quote intermedie (nella fase occlusiva iniziale) o quote piuttosto alte (occlusione avanzata: non si formano roll cloud).

Roll cloud durante un nubifragio
Foto: Alessandro Bruscagin da Modena

Se si tratta di roll cloud sarà ben visibile la sua parte superiore che potrà avere al massimo delle lievi protuberanze a carattere cumuliforme oppure potrà essere "lisciata" a forma di rullo ad opera delle correnti di inflow davanti al temporale (quelle di outflow invece fuoriescono dalla parte bassa della roll cloud); invece la shelf cloud all'inizio del suo ciclo non mostra mai la sua parte superiore proprio perchè "inglobata" nella base del Cb temporalesco.

 

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