LE NUBI CUMULIFORMI

a cura di Gobbi Alberto

Le nubi cumuliformi vengono usualmente distinte in 2 generi (Cumulus e Cumulonimbus) e in 6 specie. Il genere Cumulonimbus identifica le nubi temporalesche.

1. FRACTOCUMULI

1. Cumulus fractus, conosciuti come fractocumuli o fractus. Sono brandelli di basse nubi sfilacciate in continua evoluzione che si presentano nelle più svariate situazioni: noi ovviamente analizzeremo il caso delle celle temporalesche. L'equivalente termine inglese è "scud cloud".

Fractocumuli bianchi dietro un'area giallastra di precipitazioni indice di fenomeni intensi
Foto: Alessandro Bruscagin da Modena

Fractocumuli scuri in rapida evoluzione sempre davanti l'area delle precipitazioni
Foto: Alessandro Bruscagin da Modena

Nelle aree temporalesche i fractus sono originati da spinte sopra il livello di condensazione di aria caldo umida (aspirata dal basso dal temporale in fase di maturazione) che va a contrastare col ramo di correnti discendenti. Per cui, se si presentano associati a celle temporalesche, denoteranno già la presenza della corrente discendente con quella ascendente ancora ben attiva, ovvero confermano che il downdraft ha toccato terra e quindi tradiscono la presenza di un outflow piuttosto intenso. Verosimilmente si tratterà di temporali relativamente giovani che possono essere di una certa intensità.

Fractocumuli bianchi e filamentosi alla base di una shelf cloud
Foto di Mauro Giovannoni di www.tornadoit.org

I fractocumuli sono "pezzi" di nube che non sono attaccati alla base del temporale e che di per sè non originano nessun fenomeno; solitamente si associano con il gust front e più di una volta sono stati confusi con wall cloud e tornado, soprattutto se questi fractus sono "addensati" e particolarmente vicini alla base del temporale oltre che essere osservati da una certa angolazione. Per evitare questi equivoci, controlliamo alcuni minuti i fractus tenendo presente che essi si allontanano dalle rain-hail curtain (aree piovose o grandinigene) perchè trasportati dall'outflow fuori dal temporale, mentre la wall cloud mantiene la stessa distanza dalle precipitazioni.

Gli "scud cloud", se ben interpretati, sono una ricca fonte di informazioni:

2. CUMULI DI BEL TEMPO

2. Cumulus humilis, comunemente detti "cumuli di bel tempo" con dimensioni ridotte. I cumuli di bel tempo si presentano come piccoli banchi bianchi, sparsi e con contorni ben netti. Si osservano con tempo bello e tipicamente si formano nella mattinata, raggiungono il loro massimo sviluppo nelle ore pomeridiane e svaniscono in serata. Se invece permangono anche di sera e/o notte possono indicare l'instaurarsi di condizioni ideali per lo sviluppo di temporali.

Cumuli di bel tempo
Photograph courtesy Michael Bath and Jimmy Deguara Australian Severe Weather
www.australiasevereweather.com

3. CUMULI MEDI

3. Cumulus mediocris, ovvero cumuli medi, di estensione moderata e senza protuberanze sviluppate. Possono avere una base scura ma non originano precipitazioni di rilievo. Rappresentano una "via di mezzo" tra i cumuli di bel tempo e i cumuli congesti.

Cumuli medi
Photograph courtesy Michael Bath and Jimmy Deguara Australian Severe Weather
www.australiasevereweather.com

4. CUMULI CONGESTI O IMPONENTI

4. Cumulus congestus, ovvero cumuli congesti con protuberanze marcate e sviluppate. Se ci sono le condizioni adatte i congesti continuano lo sviluppo per diventare Cb calvus ed eventualmente Cb incus.

Cumulo congesto in evoluzione verso un Cb calvus
Photograph courtesy Michael Bath and Jimmy Deguara Australian Severe Weather
www.australiasevereweather.com

5. CUMULONEMBO SENZA INCUDINE

La nube temporalesca appartiene al genere Cumulonimbus (Cb) che si distingue in due specie: calvus e incus.

5. Cumulonimbus calvus: i contorni sono in genere lisci, brillanti, ben definiti. La sommità è arrotondata e si eleva a forma di montagna o di torre senza incudine o frange di cirri falsi. Possono dare origine a precipitazioni sottoforma di rovesci o a manifestazioni temporalesche.

Imponente Cb calvus con tendenza a ghiacciamento della sommità sulla sinistra della foto
Photograph courtesy Michael Bath and Jimmy Deguara Australian Severe Weather
www.australiasevereweather.com

6. CUMULONEMBO AD INCUDINE

6. Cumulonimbus incus: questo Cb invece ha sommità appiattita (incudine), fibrosa e a volte distintamente cirriforme (cirri falsi) indice di pieno sviluppo. Rappresenta l'evoluzione successiva al Cb calvus ed è così grande che la sua forma d'insieme può essere vista solo da notevole distanza. Al Cb incus sono associati i fenomeni temporaleschi come grandine, rovesci e tornado.

Cb incus relativamente giovani che formano un grosso cluster temporalesco
Photograph courtesy Michael Bath and Jimmy Deguara Australian Severe Weather

www.australiasevereweather.com

Cb incus più senescente del precedente ma alquanto attivo
Photograph courtesy Michael Bath and Jimmy Deguara Australian Severe Weather
www.australiasevereweather.com

Lontano cumulonembo ad incudine
Foto di Fabio Giordano

Considerazioni su congesti e cumulonembi
ghiacciamento e fibrillazione

a cura di Gobbi Alberto e Pierluigi Randi

L'incudine del Cb incus è costituita per il 90-95% da cristalli di ghiaccio e per non più del 5-10% da goccioline sopraffuse, ma il ghiacciamento del Cb comincia ben prima che si sviluppi l'incudine. Tecnicamente il ghiacciamento segna la fase del passaggio da Cu congesto a Cb calvus, sebbene elementi di ghiaccio comincino a svilupparsi già nella fase finale del congesto (in cui a volte compaiono le prime gocce). In ogni caso se al di sotto di un qualunque Cb ci sono bande di precipitazione il ghiacciamento sarà già avvenuto perlomeno da 10-15 minuti ed allo stesso modo se il Cb ha contorni sommitali ancora netti ma con struttura fibrosa e di bianco brillante il ghiacciamento sarà già cosa fatta.

Esiste un fenomeno in verità non molto frequente (e difficile da osservare) che però dà l'esatto timing dell'inizio del ghiacciamento: in seno ad un Cu congesto che tenda ad evolvere in Cb calvus il ghiacciamento produce un'ulteriore spinta ascensionale dell'aria (calore latente che aumenta nel passaggio di stato acqua-ghiaccio o vapore-ghiaccio). Tale spinta o impulso può proiettare dei piccoli ciuffi di nuvola, ancora liquida, al di fuori della sommità del congesto, dando l'effetto di una piccola deflagrazione. Questi ciuffi si presentano solo alla sommità del congesto, quindi nella parte più alta. Il fenomeno, descritto per la prima volta dalla scuola meteorologica britannica, ha una durata di pochi secondi ed è chiamato "fibrillazione" ed al suo immediato seguito comincia il ghiacciamento della nube e l'inizio delle precipitazioni.

Ciuffi "sparati" in alto dal calore latente (fibrillazione) appartenenti a cumuli congesti (non visibili) sottostanti al congesto in primo piano, a sinistra della foto
Foto dell'autore (7 luglio 2001)

Congesto con la protuberanza più a sinistra già ghiacciata: in questo caso non siamo in presenza della fibrillazione
Foto dell'autore (4 maggio 2002)

Un cumulo congesto può essere relativamente piccolo, un Cb è sempre di dimensioni notevoli, specie in altezza; nella fase di congesto il ghiacciamento della nube non è ancora iniziato od è al massimo nella fase embrionale, per cui avrà i contorni molto netti e dall'apparenza soffice. Nel Cb la sommità, anche se non incudinata, appare fibrosa e dai contorni meno netti essendo già in avanzata fase di ghiacciamento. Inoltre quasi mai è presente nel congesto la fase di precipitazione, quindi raramente dalla sua base cadranno precipitazioni, o al massimo esse saranno di debole o moderata intensità (fase della pioggia appena iniziata). Nel Cb la precipitazione è ben visibile con "rain curtain" (bande di precipitazione) molto ben definite che occupano buona parte della base. Nel cumulo congesto non ci sono elettrometeore (fulmini, lampi): se queste si presentano, bisogna necessariamente classificare la nube sotto osservazione come un cumulonembo.

Per concludere, ecco un'ultima foto molto istruttiva: partendo da destra, la cella 4 ha protuberanze nette quindi è la più giovane, le due celle al centro (2 e 3) cominciano a ghiacciarsi e non hanno più le protuberanze ben definite mentre all'estrema sinistra c'è l'updraft più vecchio (cella 1) la cui sommità ha una struttura nettamente fibrosa indice di ghiacciamento.

Multicella con 4 torri convettive
Foto dell'autore (7 giugno 2005, veneziano)

 

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