CELLA SINGOLA E MULTICELLA

a cura di Gobbi Alberto

TEMPORALE A CELLA SINGOLA

La cella singola è la forma più semplice di temporale e si sviluppa indipendentemente da altri Cb, per cui attraversa gli stadi di sviluppo, maturazione e dissolvimento senza creare altre celle. Si nota ad occhio nudo come un singolo cumulonembo dotato di un'unica e grossa protuberanza. Tuttavia una vera cella singola è alquanto rara, perchè anche con un debole wind shear il gust front spesso innesca la crescita di un'altra cella poco distante mediante il sollevamento dell'aria caldo umida stagnante in loco (mini fronte freddo). E' difficile prevedere l'insorgenza di una cella singola, perchè queste si sviluppano in momenti e luoghi apparentemente casuali; inoltre sono disorganizzate e con scarso wind shear durano mezz'ora circa (a volte anche un'ora, ma sono casi insoliti) perchè downdraft ed updraft interferiscono fra di loro; inoltre l'outflow ben presto isolerà la sorgente caldo umida che manteneva in vita il cumulonembo il quale al termine del suo ciclo vitale mostrerà solo un'incudine sospesa nell'aria (cirri falsi).

Sebbene la maggior parte delle celle singole non siano intense, alcune di queste possono originare brevi episodi di forte maltempo specialmente nella fase di collasso: questi temporali si chiamano pulse storm e ovviamente si formano in ambienti più instabili rispetto alle normali celle singole.

Cella singola pulsante: si notino sulla destra del Cb tre distinte incudini, indice di altrettante pulse storm
Foto dell'autore (23 giugno 1997)

Le pulse storm (tempeste pulsanti) sono dotate di updraft leggermente più intensi e veloci, quindi esiste il rischio di brevi grandinate, brevi downburst e occasionalmente deboli tornado. A volte, come nella foto sopra, si nota benissimo la pulsazione del temporale mediante la successiva comparsa di alcune incudini su un lato del cumulonembo.

Altro esemplare di pulse storm: notare l'incudine sulla destra
Foto dell'autore (5 maggio 2002)

 

CLUSTER DI MULTICELLE

Il movimento di un qualsiasi temporale dipende dal modello di crescita del o dei cumulonembi e dai venti dominanti: le celle temporalesche infatti sono guidate dai venti nella medio-alta troposfera (level-guide intorno ai 6000 m di altezza). Se una cella si forma e poi interrompe la sua crescita, essa verrà trasportata dai venti in quota per poi evaporare: questo è ciò che accade normalmente nelle celle singole e nei temporali più deboli. Invece nei sistemi temporaleschi composti da più celle (multicelle, per l'appunto) il fenomeno della rigenerazione porta alla continua ricreazione di nuove cellule, in modo che il temporale possa mantenere le sue caratteristiche. Questo è il metodo adottato dai temporali intensi per mantenersi a lungo.

Le pulsazioni dell'updraft possono essere molto vicine tra di loro e ciò conferisce per più tempo caratteristiche abbastanza uniformi al temporale. Se invece sono lontane tra di loro, il temporale sarà ciclico (cyclic storm) e attraverserà fasi più deboli e fasi più forti. Queste pulsazioni nel sistema possono essere individuate da distante osservando lo spazio tra le sommità dei cumuli o dei cumulonembi e il tasso individuale di crescita delle torri temporalesche. Nel primo caso la sommità del Cb temporalesco sarà abbastanza uniforme e a occhio nudo non si distinguono bene le singole torri temporalesche; nel secondo caso invece vedremo una successione di torri crescenti (per es. nella flanking line e in genere in tutte le multicelle) in quanto ogni torre matura, si espande in alto (incudine) e poi produce i downdrafts i quali costituiscono una sorta di controbarriera che fungerà da "trampolino" per l'ascesa di nuova aria caldo umida (vedi modello).

Tipica struttura multicellulare con torri decrescenti in sviluppo sulla sinistra della foto, mentre sulla destra si notano distinte incudini appartenenti alle celle più vecchie; osservando la conformazione delle incudini, si noti che il cluster nel suo complesso si muove verso destra

Il cluster di multicelle (grappolo di multicelle) è un gruppo di celle singole che si muove come una singola unità e in cui ogni cella si trova in differenti stadi di sviluppo: esso è certamente più intenso della cella singola ma nel contempo è molto più debole della supercella. E' il più comune tipo di temporale, conosciuto come formazioni di Cb a "grappolo", tipiche delle gocce fredde in quota (in tal caso non sono presenti linee di discontinuità frontale lungo le quali si organizzano i temporali) o ad avvezioni fredde postfrontali: in entrambi i casi i venti in quota non sono mai molto forti, per cui la struttura delle incudini è poco inclinata (asse pressochè verticale) dando la forma rotondeggiante all'immagine satellitare. E' questo il motivo per cui al satellite molti cluster multicellulari vengono confusi con una supercella: un attento esame delle immagini radar chiarirà la tipologia del fenomeno. Nel caso di multicelle di origine frontale si osserverà un profilo satellitare caratterizzato ancora da struttura circolare, ma con bordi più allungati nel senso della direzione del vento in quota che permette alle incudini di distendersi ma esse possono essere confuse con altra nuvolosità generata dal fronte, per cui non saranno facilmente distinguibili, salvo che per un bianco più brillante rispetto agli altri ammassi annessi.

Poichè il cluster si muove, ogni cellula prende il suo turno come la cella dominante nel cluster: lo sviluppo di nuove celle può avvenire indifferentemente davanti o dietro al cluster stesso. Ciò dipende da diversi fattori come l'orografia, flusso alle quote superiori molto teso, direzione dell'inflow, presenza di fonti di vapore acqueo come il mare, corsi d'acqua piuttosto estesi (per es. il fiume Po) o le valli di Comacchio. In linea di massima le nuove celle si sviluppano davanti quando il cluster è di origine frontale o prefrontale; dietro o sul lato SW quando il cluster è originato da gocce fredde in quota o di matrice orografica (azione retroattiva).

Ipotizziamo un cluster originato da una goccia fredda in quota (il caso più ricorrente) e che si muova verso E: nuove cellule si formeranno sul lato sudoccidentale, ovvero a S, SW o W rispetto al bordo del cluster. Le celle mature si collocano al centro del cluster, mentre quelle più senescenti si dissipano sul lato nordorientale, ovvero a N, NE o E rispetto al bordo del cluster. Il Cb principale (celle centrali del cluster) funge da catalizzatore "succhiando" a sè le nuove celle, per cui le celle periferiche (S, SW o W dello stesso) permangono adiacenti ad esso. Comunque il "risucchio" delle celle più giovani dipende anche dall'intensità del Cb principale rispetto alle altre celle in sviluppo: a volte la differenza a livello potenziale non è molto significativa, per cui più è scarsa la differenza tra individuo principale e le altre celle, meno queste ultime verranno "pilotate" dalla cella madre. Nel caso della flanking line si presuppone che essa sia costituita da cumuli congesti in fase di ulteriore sviluppo, ma non ancora allo stadio di Cb maturi, per cui essa viene facilmente sottoposta al richiamo del Cb principale.

Ciò avviene con lo sviluppo delle nubi cumuliformi del tipo cumuli medi e cumuli congesti: col passar dei minuti uno di questi cumuli si ingrosserà più degli altri evolvendo in cumulonembo dal quale inizierà a cadere una colonna di pioggia. Può così partire anche la corrente discendente, ovvero il downdraft con relativo outflow e gust front: esso può isolare l'aria calda destinata alla cella principale (originaria). Ecco che allora l'updraft delle celle circostanti si intensifica perchè esse avranno più aria caldo umida a disposizione, la quale salirà nelle future celle proprio grazie al gust front della cella in fin di vita; questo finchè un'altra cella diverrà dominante, la quale a sua volta ripeterà il ciclo appena visto almeno finchè ci sarà aria caldo umida vicino al suolo. Questo meccanismo della rigenerazione proseguirà per alcune ore con un continuo cambio di struttura nel temporale.

Modello: struttura interna di un temporale multicellulare (cluster, squall line e flanking line)
La linea marrone rappresenta il gust front

Multicella con 4 torri convettive: la cella più vecchia è la 1 (struttura fibrosa alla sommità indice di ghiacciamento ormai avvenuto), quella più giovane è la 4 (protuberanze sommitali ancora nette perchè costituite solo da acqua e non ghiaccio)
Foto dell'autore (7 giugno 2005, veneziano)

In un temporale multicellulare ogni cella si origina 5-10 km prima del corpo principale (ovvero davanti o dietro il nucleo centrale) e alla destra dello stesso rispetto alla direzione di spostamento del cluster. Il ritmo di rigenerazione delle nuove cellule è in media di una ogni 15 minuti e siccome la loro vita è di circa 45 minuti, mediamente in ogni temporale multicellulare convivono tre cellule, le quali ovviamente avranno diversi stadi di sviluppo (sviluppo, maturazione, dissolvimento). Questo tipo di evoluzione causa un fatto molto importante: mentre le singole cellule si muovono con la level-guide, il temporale nel suo insieme percorre una traiettoria posta alla destra della stessa level-guide con una velocità di 20-25 km/h ovvero più che doppia rispetto a quella con cui si muovono le singole cellule. La crescita delle celle sulla destra del cluster è la regola, in quanto si verifica con inflow proveniente grosso modo da SE: posto che il cluster muova verso E, le nuove celle si sviluppano verso S-SW (all'incirca). Ne risulta che l'intera struttura (cluster + nuove celle) si muove verso SE e S piuttosto che verso E.

Un caso insolito si verifica quando un temporale che si muove verso E ha il suo inflow principale grosso modo sul lato NW. La rigenerazione delle nubi allora avverrà sul lato N del nucleo principale (ovvero sul lato sinistro rispetto alla direzione di avanzamento); questo sviluppo multicellulare avrà l'effetto di cambiare la direzione del sistema verso NE e N piuttosto che verso E. Per cui un osservatore, posto ad E del cluster noterà la cella originaria morente e le cellule più nuove con le precipitazioni svilupparsi verso N; quindi l'osservatore non verrà colpito dalle precipitazioni principali.

Si comprende quindi che il tasso di crescita e la direzione dell'inflow alla superficie influenzano angolo e direzione dello sviluppo multicellulare. Questo movimento peculiare delle multicelle ha confuso e ancora confonde molte persone, come i contadini, i quali pensano che il temporale "ha cambiato direzione" oppure "sta tornando indietro". Avrete capito che questa confusione deriva dalle celle più nuove che si sviluppano sul lato posteriore del temporale (nel caso della goccia fredda): se la rigenerazione delle celle sul lato posteriore è rapida, sembra che la multicella si muova nella direzione opposta. In ogni caso la deviazione dalla rotta "standard" avviene sempre sul lato dove c'è lo sviluppo multicellulare e dove c'è l'inflow: il lato dell'inflow è riconoscibile da nubi basse e scure.

Sebbene il sistema multicellulare comprenda celle che vivono per un periodo non superiore alle celle singole (circa 45 minuti), il cluster persiste per parecchie ore grazie al fenomeno della rigenerazione: possono quindi verificarsi forti rovesci, specialmente se più celle mature stazionano sulla stessa area, downburst (oltre 130 km/h), grandine moderata con dimensioni pari e non superiori a quelle di palle da golf e a volte deboli tornado: quest'ultimi sono più probabili nel settore in cui updraft e downdraft sono molto vicini tra loro.

 

LINEA DI MULTICELLE (SQUALL LINE, LINEA DI GROPPO)

La linea di groppo, conosciuta anche come squall line, è l'originaria denominazione del fronte freddo e consiste in una ristretta fascia di temporali con un continuo e ben sviluppato gust front sul bordo principale della linea. Il gust front, avanzando verso E, irrompe con potenti outflow e forma una piccola cella di alta pressione, un "mesohigh" largo 20-30 km. Quest'aria densa solleva l'aria caldo umida nel suo percorso e può iniziare l'ampliamento (convezione complessa) in cui celle fra loro vicine si consolidano dentro una torreggiante squall line di larghi temporali allineati secondo la direzione dei venti prevalenti. La convezione complessa libera un'enorme quantità di calore latente e di umidità che può essere sufficiente a generare un mesociclone a "cuore caldo" in grado di durare parecchi giorni.

Lo sviluppo della squall line è l'effetto di una linea che separa aria caldo umida che verrà sollevata da aria più fredda e pesante: l'allineamento dei Cb è favorito dal fronte freddo avanzante ed questi ne seguono fedelmente l'orientamento. Ciò accade comunque se il cuneo freddo è ben definito e giovane: in caso di fronti freddi in incipiente frontolisi o fronti freddi secondari la disposizione dei Cb assume una linearità molto meno netta. In genere il downdraft nella squall line si colloca subito dietro l'updraft, per cui è frequente osservare nella zona di contatto tra queste due correnti un'imponente shelf cloud (specie in estate), prodotta dall'aria fredda discendente che condensa parte del vapor d'acqua contenuto nell'updraft. La shelf cloud tende a rimanere adiacente ai Cb, poichè sovente si innesca per motivi sinottici: essa è molto probabile che viaggi assieme alla discontinuità frontale e difficilmente sfugge avanti ad essa, a differenza della roll cloud.

La linea di groppo è sempre seguita da un repentino aumento della pressione, da visibilità in aumento e da consistente calo termico (tipiche condizioni postfrontali fredde), essendo di natura frontale e non necessariamente temporalesca. I downdrafts e gli updrafts sono comunque prerogativa dei sistemi temporaleschi , mentre squall line o linea di groppo rappresentano il salto sinottico di vento al passaggio di un fronte freddo: groppi o squall line si possono avere anche in occasione del passaggio di fronti freddi in tardo autunno o in inverno (specie se intensi) anche senza la formazione di celle temporalesche.

In qualche caso è possibile osservare in associazione col gust front della squall line una roll cloud che in pratica è una debole shelf cloud. Come per il cluster, l'interfaccia tra updraft e downdraft rappresenta la regione in cui l'intensità dei fenomeni è massima. Cosa molto importante, le squall line si muovono ad angolo retto rispetto alla direzione della banda nuvolosa, per cui non c'è rischio di confonderle con il cluster di multicelle.

Dopo il transito del gust front seguono venti molto forti che precedono pioggia e grandine: le precipitazioni sono più intense dietro l'updraft, ovvero ad W dello stesso. Dietro l'attivo bordo della squall line c'è una vasta area in genere non molto spettacolare dalla quale può cadere una leggera pioggia dovuta alle celle più vecchie. Nelle ore di luce la linea di groppo appare come un muro di nubi avanzanti con cirri falsi davanti ai Cb, ricordando un lungo sistema di temporali multicellulari. Lo sviluppo delle celle avviene nell'estremità S della linea, il dissolvimento nell'estremità N e in mezzo a queste due estremità c'è un'enorme incudine che si estende davanti ai corpi verticali dei cumulonembi. Gli effetti di una squall line sono grandine grossa fino a palle da golf, deboli tornado ed eventuali alluvioni lampo nel caso di celle lente e stazionarie per il movimento parallelo alla linea.

Squall line distante un centinaio di km e visibile come un muro di cumulonembi
Foto di Michael Thompson di www.ozthunder.com

La stessa squall line in avanzata con shelf cloud e evidentissima area di precipitazioni
Foto di Michael Thompson di www.ozthunder.com

Le squall line sono famose per i frequenti downburst soprattutto quando esse si formano in un ambiente con forti venti alle quote medie; capita che un downburst estremamente intenso accelera una porzione della squall line davanti al resto della linea. Questo produce un "bow echo", ovvero un eco lineare ma curvato verso l'esterno a forma di arco, ben individuabile dal radar mentre impossibile da osservare visivamente. I venti più intensi generalmente interessano la "cresta" o il centro del bow echo, mentre a N dello stesso potrebbe addirittura svilupparsi un debole tornado. Le celle più intense stanno a S o SW della parte terminale della squall line; le celle moderate non pienamente mature sono al centro della linea mentre quelle più deboli e in fase di declino stanno a N o NE della linea. Le celle più intense (S o SW della linea) sono in grado di originare tornado perchè tendono ad assumere le caratteristiche della supercella, in quanto a S di esse non c'è nulla che possa "rubare" l'aria caldo umida a loro destinata. Inoltre nella squall line ci possono essere degli intervalli: per il motivo suddetto, nelle celle a N di queste aperture c'è pericolo di forte maltempo.

La lunghezza di una squall line è variabile, comunque sull'ordine delle centinaia di km: quelle più lunghe si sviluppano in un "canale" prefrontale, disponendosi parallelamente (solitamente secondo un asse N-S) al fronte feddo avanzante e precedendone l'arrivo di 50-300 km. La larghezza della linea varia da 20 a 50 km e si muovono alla tipica velocità di 25 nodi (45 km/h). Questi temporali prefrontali sono potenzialmente molto pericolosi.

 

SISTEMI CONVETTIVI A MESOSCALA: MCS e MCC

a cura di Simone Lussardi

Premessa

MCC ed MCS sono due sigle che stanno ad indicare due diverse (ma simili) tipologie di formazioni temporalesche aggregate. In questo speciale, cercheremo di dare una miglior immagine possibile dei dettagli che portano a classificare esattamente tali sistemi temporaleschi. In Italia sono abbastanza frequenti, soprattutto nella stagione estiva ed in Pianura Padana. Differiscono dalle supercelle per il fatto che nascono sempre dall'unione di diversi elementi temporaleschi, mentre la supercella è intesa come unico individuo; dopodichè le differenze riguardano la fenomenologia, che sarà sempre più importante nelle supercelle, benchè MCS-MCC possano causare danni e rischi alluvionali.

MCS: Mesoscale Convective System

Si tratta di un sistema temporalesco a mesoscala (dimensioni spaziali alquanto limitate) costituito da diverse celle ravvicinate tra loro in diversi stadi evolutivi; se però nel sistema si ha un numero sufficiente di celle allo stadio di maturità, esso può divenire piuttosto esteso, ma mai come del caso di supercelle, le cui diversità riguardano numerosi altri parametri. Generalmente persiste per diverse ore e può percorrere molti km alquanto attivo (la sua genesi è spesso frontale) supportato dal continuo ricambio tra celle in dissoluzione e celle giovani in formazione lungo la linea di discontinuità frontale.

Un MCS può essere:
1) lineare: classica mesolinea temporalesca di tipo frontale
2) circolare: cluster di celle temporalesche generate normalmente da gocce fredde in quota o da semplici avvezioni di aria fredda in quota in assenza di un transito frontale vero e proprio, ad esempio ingresso freddo dalle vallate alpine nonostante il fronte passi a N delle Alpi stesse.

Molti MCS sono innescati da squall line di tipo frontale freddo od associate al passaggio di assi di saccatura in quota. In sostanza si tratta di linee o cluster temporaleschi piuttosto intensi e duraturi (ben oltre i sistemi a mesoscala "normali") ma non paragonabili a supercelle. In pianura Padana sono sistemi abbastanza frequenti ogni qualvolta vi sia un ingresso frontale ben definito.

Si formano più frequentemente la sera e sono quasi all'ordine del giorno nelle calde pianure tropicali dell'Africa centrale e ad est del golfo di Guinea durante la stagione delle piogge monsoniche. Potremmo anche definirli come una via di mezzo tra le squall line (multicella temporalesca a sviluppo frontale, ma di durata inferiore) e gli MCC, che sono il tipo di temporale che analizziamo ora. Nel caso dei temporali africani, però, lo sviluppo non è dato da un passaggio frontale bensì dall'unione (merger) di diversi cluster temporaleschi termici, e sono prevalentemente di forma tondeggiante.


MCC: Mesoscale Convective Complex

Può essere definito come un sistema di diversi MCS ravvicinati tra loro ed alquanto vigorosi oppure un grande MCS; gli MCC al satellite appaiono di forma tondeggiante od ovale e ricoprono aree geografiche piuttosto vaste (indicativamente da 50 km fino ad alcune centinaia di km).

La loro genesi risulta in genere attribuibile ad intensi cut-off in quota con rapido raffreddamento alle quote superiori; oppure li possiamo anche trovare nel settore caldo di una ben definita depressione (grossi cluster prefrontali) allorquando l'avvezione fredda in quota giunga molto davanti all'ingresso frontale nei bassi strati. Possono essere stimolati anche dalla presenza di una catena montuosa nella parte sopravvento rispetto alla direzione del flusso in quota: caso tipico in Liguria quando il flusso alle quote medio-alte è meridionale.

Gli MCC si riconoscono spesso al satellite anche per la loro eccentricità, ovvero la loro forma il più delle volte è ellittica con rapporto asse minore/asse maggiore intorno a 0,6-0,8; la maggiore o minore eccentricità del MCC dipende da quanto maggiore o minore è il gradiente verticale di flusso: è un pò il discorso delle celle temporalesche ad asse obliquo. Possono durare per molte ore e scaricare enormi quantità di pioggia con rischio di eventi alluvionali, essendo sistemi ad elevato potenziale, comunque più frequenti negli States. Volendo semplificare si pongono a metà strada tra gli MCS e le supercelle, ma come potenziale sono molto più vicini alle seconde che non ai primi. Il transito temporalesco nella sera del 18 luglio 2002, determinato da un veloce minimo termico prima e poi anche dinamico, può aver determinato un MCC, visti i fenomeni: lo stesso dicasi per alcune tempeste di inizio agosto su Lombardia e Veneto.

Come detto sono sistemi temporaleschi ad elevato potenziale e sono abbastanza frequenti negli Stati Uniti ed in Cina, forse più in quest'ultimo paese. L'attività baroclinica delle grandi pianure americane non sempre porta allo sviluppo di supercelle, in quanto per lo sviluppo di questo tipo di temporale è necessario una particolare disposizione delle correnti (windshear) che non sempre si verifica in occasione di un peggioramento, per esempio al transito di un fronte freddo. Dall'altro lato è pur vero che c'è una grande quantità di energia da liberare in un tempo relativamente breve, ed è principalmente per questo che si formano questi mastodonti temporaleschi. Nelle pianure centrali della Cina si raggiungono, in estate, valori di instabilità latente elevatissimi, con il CAPE (energia potenziale disponibile alla convezione) che tocca localmente i 6000 J/kg, e con dewpoints anche di 30°C. Però il profilo dei venti è quasi sempre sfavorevole alla formazione delle supercelle, se non in primavera (tra Marzo e fine Maggio). Ecco quindi che ad ogni irruzione fredda si generano enormi MCC che perdurano anche fino a 24 ore, come è stato il caso di quest'anno (2002), sotto la confluenza di due correnti a getto.

Vediamo qualche immagine per avere un'idea di come riconoscere un MCC dal satellite.

La foto sopra mostra un grande MCC sul confine nordorientale dell'Oklahoma, che imperversa sulla zona da oltre 5 ore. Nella figura seguente, invece, mostriamo un altro metodo (più sofisticato di quello basato sull'ellittica) per classificare un MCC.

Per essere definito tale, un MCC deve anche avere la caratteristica di possedere temperature sommitali entro certi range. Da osservazioni fatte, sono stati tratti i seguenti due valori, come indicato graficamente nell'immagine satellitare:

1) T <= -32°C: la corona che circonda il "cuore" del cluster temporalesco deve avere una temperatura inferiore o uguale a tale valore
2) T <= -52°C: la temperatura del "cuore" convettivo del sistema (i top) deve essere minore o uguale al valore indicato.

Se questi due criteri non sono rispettati, non si tratta di un MCC.

Vediamo di seguito uno splendido loop satellitare con la formazione e maturazione di un MCC.

Ecco di seguito il commento scatto per scatto con elementi grafici. Il cluster temporalesco, che poi risulterà essere un MCC, si sviluppa in seno ad una ben definita e spiccata linea di convergenza al suolo. Una debole area di bassa pressione è presente nella parte sinistra, con deboli rovesci e isolati temporali. Una saccatura muove verso levante, e richiama aria calda ed umida dal mare, evidenziata da quelle linee di cumuli tondeggianti. Nel mezzo una zona di sereno, con forte riscaldamento del suolo per irraggiamento.


Nella successiva immagine si nota che la linea di convergenza diviene evidentissima: si può dire che corrisponda grosso modo alla traccia del fronte al suolo. La convergenza delle correnti determina un sollevamento di aria calda ed umida abbastanza esplosivo.

 

La linea di convergenza diviene molto ben visibile anche dal satellite per lo sviluppo successivo di linee di cumuli nel mezzo della cella principale. Non siamo in presenza di windshear, ma l'energia in gioco è molto elevata. Nell'area evidenziata in verde, notate delle gravity wave che si propagano per effetto della compressione effettuata dalla saccatura avanzante.

Nella successiva immagine maturazione completa del MCC con numerose overshooting top (cupole sopra l'incudine) evidenziate nell'ingrandimento a lato:

Quella illustrata è solo una delle modalità di formazione di un MCC. Ovunque i contrasti baroclinici siano portati all'estremo c'è la possibilità di formazione di queste tempeste altamente organizzate. Concludiamo questa analisi con delle fantastiche immagini radar che riguardano MCC. Nella prima vediamo il profilo verticale di un MCC (in modalità DOPPLER, quindi vediamo i venti) che è assolutamente fantastico. Notate come le correnti sono disposte in modo molto ordinato, permettendo la lunga vita della cella.


Nella seconda immagine vediamo lo stesso scatto radar in modalità normale: notate l'elevatissima reflettività della cella principale.

Ed infine un particolare scoperto solo di recente, proprio grazie ai radar, assolutamente affascinante ed incredibile: l'MVCs. La sigla sta per Mesoscale Vorticity Centers ed indica una circolazione ciclonica ai livelli medi indotta dal crollo pressorio causato dal passaggio di un MCC. Quando il MCC è transitato, rimane questa vorticità residua in grado di prolungare inaspettatamente il maltempo, oltre che sconvolgere le previsioni dei modelli, in quanto troppo piccolo per essere tenuto in considerazione.

Ecco la relativa immagine di questo fenomeno.

 

Quest'ultimo dettaglio potrà essere di grande aiuto in futuro per il perfezionamento dei modelli a mesoscala, anche per quanto riguarda le nostre regioni italiane spesso al centro di disastrosi fenomeni meteorologici difficilmente prevedibili.


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